24 novembre 2009

Tanto rumore per nulla

Ieri ho visto La prima linea. Ero molto curiosa, dopo il clamore e le polemiche riguardo un "film che trasforma i brigatisti in eroi", ma ho peccato d'ingenuità: ancora una volta non ho capito che in Italia i commenti arrivano prima dell'analisi, così, per partito preso.
E anche ieri la mia curiosità si è sgonfiata sin dall'inizio con il monologo di Scamarcio, che fa da filo conduttore di tutto il film: ma con chi parla? E' in un interrogatorio, parla con il suo avvocato? Già il monologo è difficile di per sé, in più se a Scamarcio non gli si dà neanche un interlocutore ideale, anche i migliori attori potrebbero non riuscire. Ho detto i migliori, figuriamoci gli altri.
Recitazione a parte, tutto il racconto di Prima linea è percorso da due filoni:
  • la lontanza fra i terroristi e gli operai, che utilizzando linguaggi, ma soprattutto strumenti, di lotta diversi, non si capiscono più, non comunicano più;
  • un senso di sconfitta che percorre tutta la lotta dei terroristi, soprattutto di Scamarcio (Sergio Segio), che è quello che si fa più domande sugli strumenti per raggiungere la rivoluzione, e che gli altri semplicemente non vogliono ascoltare, perché anche loro attanagliati dai dubbi.
Insomma, tutt'altro registro rispetto a quello utilizzato dal film La banda Baader Meinhof, in cui i terroristi hanno una visione del mondo ben precisa, che rimane viva fino alla fine, proprio perché se ne va con i suoi portatori, che si ammazzano quando capiscono che la rivoluzione non è di questa terra. E come ogni film italiano che si rispetti, anche se si parla di terrorismo, in La prima linea l'amore la fa da padrone.
E i due attori protagonisti, Scamarcio e Mezzogiorno, in questo film sono più brutti del solito, conformemente a uno stile clandestino, smontando così tutta la polemica sull'eccessiva bellezza dei terroristi.
Se La prima linea sortisce qualche effetto, oltre a quello sicuramente positivo di aprire una riflessione su un periodo abbastanza recente della nostra storia, su di me ha impresso maggiormente le ragioni della nonviolenza, qulaora ne avessi bisogno.


3 commenti:

Anonimo ha detto...

Confermo sostanzialmente il giudizio di Giulia. Forse il pregio più grande del film, è quello di offrire la possibilità di discutere di un periodo storico ben preciso i cui strascihi sembrano ancora non superati.

Unknown ha detto...

Il clamore e le polemiche sono dovute, come sempre, al fatto che le persone esprimono giudizi a spada tratta, senza aver letto la sceneggiatura e nemmeno visionato un singolo minuto del film, ma basandosi esclusivamente sull'argomento trattato.

Non posso commentare il film perchè non l'ho ancora visto, ma apprezzo il fatto che l'opera prima di De Maria si occupi degli anni oscuri del nostro paese (cosa che si fa molto raramente...), oltretutto rinunciando a qualsiasi finanziamento pubblico.

Mattia P. ha detto...

Che paese che siamo diventati. Discussioni del genere, in un paese che si professa democratico e liberale fanno ridere. Ma quando è uscito Romanzo Criminale ci sono state le stesse polemiche? E la serie TV su Provenzano mandata in onda in prima serata? E Buongiorno Notte? Una serie TV come Dexter la dobbiamo vietare per legge allora.