23 luglio 2011

New York-Washington: neanche andata

Sono sul pullman che mi porta a Washington, e nel mezzo di un ingorgo che ci sta tenendo bloccati da mezz'ora finalmente trovo il tempo per mettere in fila quello che ho visto.
Qui a New York vedere equivale a vivere. Non sono abituata a stare ferma, e solitamente mi annoio facilmente. Ma qui no. Potrei stare seduta per delle ore su una panchina e guardare la gente che passa. Per la cronaca (visto che mi sono già piovute addosso critiche sulla "precaria che deve campare e che va a New York a passare le sue vacanze" - come se ci fosse qualcosa di male qualora fosse questo il caso) sono qui per lavoro, e infatti ancora sono riuscita a vedere molto poco, ma quel poco che ho visto lo voglio condividere con voi.
Ho visto palazzi così alti che mi ha emozionata l'idea che un qualsiasi punto nel mondo possa essere così attraente per così tante persone, tanto che bisogna rincorrere il cielo per farcele stare tutte.
Ho visto tante città diverse, una dietro l'altra, e bastava girare l'angolo per vederne una nuova.
Ho visto tanti mondi nella stessa città: gli italiani (o quel che ne è rimasto), i cinesi, tutti insieme in un parco che giocavano a carte, ed erano tutti molto vecchi. Ho chiesto le indicazioni per il ponte di Brooklyn a uno di loro e mi ha risposto in cinese. Di fianco a loro c'erano le mamme con i loro bambini, anche loro tutti insieme e alcuni che parlavano in inglese, altri in cinese.
Ho visto tutti che vanno in giro con un bicchiere in mano, e allora mi sono affrettata anche io a prenderne uno. Mi sono talmente immedesimata che la sera, quando normalmente avrei preso un bicchiere di vino, d'estate bianco, ho ordinato invece un decaffeinato con latte scremato (ovviamente da Starbucks). E poi ho pure fatto una foto al bicchiere, e ho pensato che ero proprio come quegli americani che arrivano in Italia e fanno la foto al loro cappuccino.
Ho visto i due ragazzi più tatuati e con più piercing che avessi mai visto prima. Volevo chiedere se potevo fare una foto, ma non sapevo come l'avrebbero presa.
Ho visto le fighette newyorchesi, che alla fine si vestono tutte uguali, con dei pantaloncini a gonna, delle magliettine leggere (alcune con dei gilet sopra) e tutte con le scarpe basse.
Ho visto dei tatuaggi bellissimi che quasi mi fanno venire la voglia di farmelo (ma non vi preoccupate, non me lo faccio).
Ho visto un parco con un arco che imita un po' i nostri dedicato a Washington, e dietro quell'arco ragazzi sparsi qua e là che insieme suonavano: ho contato più o meno 10 band, e tutte attrezzatissime come gruppi professionisti, e fra di loro sfrecciavano ragazzi con lo skateboard o con la bicicletta che tenevano il ritmo.
Ho visto una delle più belle viste dal ponte di Brooklyn.
Ho visto che per prendere un taxi basta mettersi al lato della strada e alzare la mano con fare deciso.
Ho visto 10 ragazzi messicani in fila come in una catena di montaggio per preparare le insalate, con una velocità che mi ha impressionato.
Ho visto che un cocktail può costare 16 dollari, ma che se lo bevi è molto buono.
Poi ho visto che puoi andare in un bar dove si conoscono tutti, e poi c'è quello che dorme sul bancone e che prima di addormentarsi ti racconta che sta costruendo il palazzo residenziale più alto di New York, dove l'attico costerà 75 milioni di dollari. Ti credo che era stanco. Poi per 2 drink in questo posto più genuino la barista ti chiede 10 dollari (ma le devi lasciare 5 di mancia).
Ho visto più biciclette che a Roma e Milano messe insieme.
Ho visto un ragazzo vestito da aiuto cuoco che smistava l'immondizia in mezzo a un semaforo e che per un attimo si era fermato, per seguire con lo sguardo delle ragazze bionde che attraversavano la strada.
Ho visto gli scorci più belli quando attraverso la strada, e guardo i palazzi che si parlano uno davanti all'altro.
Ho visto uomini che hanno una carretta dove magari vendono hotdog, e quello è tutto ciò che hanno.
Ho visto molti ragazzi con i pantaloni che arrivano un po' sopra la caviglia (dalle mie parti si direbbe con l'acqua in casa) che hanno piacere a mostrare i calzini, e magari anche occhiali da vista con una bella montatura retrò, e la riga da una parte.
Ho visto un quartiere, Brooklyn, dove la gente si saluta per strada, va a comprare il pane al panificio e il pesce dal pescivendolo.
Oggi in metro ho visto un ragazzo con la kippah che leggeva un testo in ebraico.
Ho visto gli scoiattoli a Manhattan, e gli uccellini nel parco che stanno con la bocca aperta. Ho pensato che fosse l'efficienza americana che li fa stare così, in modo da acchiappare al volo eventuali briciole dai passanti.
Ho visto la fila più lunga della storia per prendere il pullman, con gente che urlava per dire in che fila bisognava mettersi.
Ho visto così tante cose che ho pensato che è un peccato non ricordarsele tutte, e che d'ora in poi dovrò girare con un taccuino per non perdermi niente.
Ho visto tutte queste cose e ho scritto tutto quello che ho visto, e il pullman ha fatto solo 50 metri. L'autista ha appena annunciato che il tunnel che avremmo dovuto prendere per uscire dalla città è chiuso, e "dovremo trovare un altro modo".
Chissà se vedrò Washington.

N.B. Non sono ancora arrivata a Washington. Dopo un'ora di fila con 40 gradi e dopo 30 minuti di attesa all'interno del pullman con 50 gradi, abbiamo cominciato a girare per New York senza senso, perché il tunnel, appunto, era stato chiuso. L'autista decide di fermarsi, forse perché non reggeva più lo stress, rubando un'altra ora della nostra vita. Finalmente ripartiamo e usciamo da New York. Io mi addormento. A un certo punto l'autista annuncia che "per la legge americana lui ha oltrepassato le ore di guida", quindi dobbiamo fermarci e aspettare un altro autista. Poi ci hanno fatto scendere tutti dal pullman e salire su un altro pullman. Ora siamo nel pieno di un ingorgo in the middle of nowhere.
Se mai arriverò a Washington, ci arriverò sotto forma di cubetto di ghiaccio, causa aria condizionata contro i diritti umani.


13 commenti:

Roberto Gianantoni ha detto...

Ma noi abbiamo Napoli....
vedi Napoli e poi muori :-)

Veritas ha detto...

Vista la situazione odierna Vai a Napoli e ci Muori!

Pittigrillo ha detto...

bello! sembra proprio di farsi un giro a new yourk. grazie

Dubbio amletico ha detto...

Alla fine non ho capito se era peggio il pullman dove faceva caldo o quello dove faceva freddo

Giulia Innocenzi ha detto...

Il caldo era veramente insopportabile e mi stava per mancare il respiro, ma ora (che sono ancora sul pullman) ho i brividi e mi fa male la pancia!

Giulia Innocenzi ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Luca Mastrodonato ha detto...

Molto bella la descrizione che hai fatto, quasi una bambina che per la prima volta guarda un cartone al cinema. Mi hai fatto venir voglia di andare a New York :)

Francesco ha detto...

Ciao,

cavolo, solo in 50 metri! però! Forse cercano di temprarvi: passare da un gran caldo a un gran freddo?... Io mi ricordo che quando entravo in un negozio dovevo mettermi subito un maglione, tanto era forte l'aria condizionata.

Se sopravvivi facci sapere! Ciao!;-)

Francesco

Giulia Innocenzi ha detto...

Per tutti gli amici che si sono preoccupati per le mie condizioni psico-fisiche: sono arrivata alle 4.30 del mattino, e non avevo più la voce causa aria condizionata (per proteggermi ho dovuto tirare fuori tutte le magliettine che avevo tipo nonna che ti dice di coprirti la pancia). Chissà cosa mi aspetterà al ritorno...

liliana ha detto...

Riguardati che ti rivogliamo in Italia e in forma :-)

liliana ha detto...

Riguardati che ti vogliamo in Italia in forma come sempre :-)

Francesco ha detto...

Ciao,

Però, alle 4.30...

Felice anche di sapere che sei

riuscita sbrinarti e a

sopravvivere!:-)

Speriamo invece che al ritorno ti

vada meglio!

Ciao e keep us posted! Si dice così

vero? Insomma, tienici informati!:)
Ciao!
Francesco

Anonimo ha detto...

Non so a voi, ma le grandi città mi fanno uno strano effetto!
Sono in grado di mostrare il melgio e il peggio della nostra società!
Da una parte grazie alla tecnologia, all'intelligenza umana, alla coesione di molte menti e braccia unite per perseguire uno scopo comune, si raggiungono obiettivi straordinari!
Si realizzano edifici, strade, metropolitane, immensi, complessi,efficienti e se pensate a quanto sono complicati e quanto complicato è stato costruire tutto questo è davvero straordinario!
Poi però ti guardi in torno e vedi la fuoriserie e il barbone che spinge il carretto, o la signora vestita di tutto punto piena di gioielli e il senza tetto che cerca qualcosa nella spazzatura ed è tutto li davanti ai tuoi occhi uno accanto all'altro!
I grattacieli e le "case di cartone", i mendicanti e i manager multimilionari!
Chi mangia al fast food e chi mangia dal cassonetto del fast food!

Si raccolgono fondi per la carestia in Somalia, si mandano aiuti umanitari, anche grazie alle immagini toccanti che vengono mostrate su televisioni e giornali, ma nelle grandi città la povertà e la ricchezza sono sotto gli occhi di tutti, eppure non fa notizia, ci lascia indifferenti!
Perché si spendono milioni o miliardi per far soppravvivere persone in parti del mondo in cui la terra non gli da le risorse per sopravvivere, e dove le risorse ci sono, vengono sprecate e lasciamo che decine di migliaia di persone vivano per certi versi peggio?

Le grandi città mostrano dei grandi limiti della nostra società, offrono il meglio e il peggio, questo é sotto gli occhi di tutti coloro che ci vivono, di tutti coloro che le visitano, ma ci lascia indifferenti, molto più indifferenti della carestia Somala!
Eppure le grandi città le abbiamo create noi con la nostra società, con il nostro stile di vita, é colpa nostra di tutti noi, questo tipo di povertà, i senza tetto, sono frutto delle nostre false promesse, dello sfruttamento, molto più della carestia che c'è in Somalia, eppure riusciamo a rimanere indifferenti!

Pensateci quando vi guardate in torno e osservate una grande città, prima degli svaghi prima della cultura, prima della ricchezza pensate all'enorme contraddizione, che poco dopo vi lascierà indifferenti!