18 febbraio 2011

Indovina chi se lo prende in quel posto?

Il mio amico Enrico Ottogalli mi ha contattata perché chi ha a cuore la giustizia italiana, come lui, in questi giorni è in subbuglio. Il decreto milleproroghe rischia di far saltare una riforma che sarebbe stata il vero processo breve. Ecco quello che ci scrive:

Doveva essere una svolta epocale per il sistema-giustizia italiano. Poteva esserlo. Ma qualcuno (gli avvocati su tutti) ha pensato bene di cercare di bloccare la riforma. E così la mediaconciliazione, novità giuridica introdotta dal d. lgs. n. 28/2010, anziché entrare in vigore nel marzo 2011 (così proclamava il ministro Alfano), rischia di slittare di dodici mesi.
Cos’è - Questo istituto, largamente diffuso all’estero (es. USA, UK, Argentina, Germania, etc.) e fortemente voluto anche a livello comunitario, è uno strumento alternativo per la risoluzione delle liti. Serve, inoltre, a sgravare i tribunali delle tante cause di cui sono oberati. Per certi tipi di controversie, in pratica, prima di rivolgersi alla giustizia ordinaria, bisogna rivolgersi al mediaconciliatore: vale a dire un soggetto imparziale che aiuta effettivamente le parti coinvolte a risolvere la loro lite. Il procedimento conciliativo può avere una durata massima di quattro mesi, terminati i quali o si raggiunge un accordo oppure, in caso contrario, ci si rivolge al giudice. In sostanza al cittadino non è preclusa la possibilità di difendersi dinanzi alla giustizia ordinaria.
Occasione persa - Qualche numero aiuterà a comprendere meglio l’importanza dell’istituto. Il sistema giuridico italiano è al collasso. Basti pensare che una causa civile ha una durata media di 10 anni; che l’Italia è al 156esimo posto (su 181) per l’efficacia del sistema-giustizia (fonte: rapporto annuale Doing Business della World Bank); che l’incidenza positiva della conciliazione raggiunge il 60% nei Paesi in cui tale istituto è più diffuso. E allora perché rinunciare?
La casta si oppone - Gli avvocati hanno alzato il muro. Temono che la novità legislativa possa togliere loro lavoro e guadagno. In realtà non è affatto così, perché la presenza dei legali in sede di mediaconciliazione è comunque consuetudine consolidata nell’istituto
(benché non sia obbligatoria). D’altro canto: se Tizio necessita di un avvocato per citare Caio, perché mai dovrebbe rinunciare al proprio legale in sede di mediaconciliazione?
Milleproroghe - La mediaconciliazione è pronta per partire. Alfano ne ha illustrato le potenzialità, ha creduto nel progetto. Spot pubblicitari (con madrina d’eccezione Milly Carlucci) hanno invaso le tv. Tanti professionisti e tantissimi giovani, molti dei quali disoccupati, hanno investito danaro (i corsi per diventare mediaconciliatore hanno un costo che oscilla tra i 1.000 e i 1.500 Euro) e tempo, in formazione, strutture, affitti di locali e organizzazione. In tanti si sono mobilitati per essere pronti al momento dell’entrata in vigore, prevista per il 20 marzo prossimo. Ora il milleproroghe minaccia di fare slittare tutto a marzo 2012. Si determinerebbe, in tal caso, un paradosso: verrebbe penalizzato chi si è mobilitato con diligenza e sollecitudine per adempiere ad una norma e favoriti coloro i quali hanno snobbato o, peggio, volutamente sabotato la riforma. Ma se ci dovesse essere questo rinvio di un anno: che fare con le strutture pronte a partire? Come congelare per così tanto tempo persone, mezzi e sedi? Ora, chi rimborserà tutte queste persone?

Gliela diamo o no la risposta a Enrico, oppure dite che ha già capito come andrà a finire? Vabbè Enrico, te lo diciamo noi: gli onesti e i diligenti, anche questa volta, se lo prenderanno in quel posto. E la casta, invece, esulterà.



10 commenti:

Diego De La Vega ha detto...

Credo che non sara' l'unico istituto o l'unica disciplina che verra' accantonata sine die.
Ed il motivo, a voler pensar male, e' semplice: ci sono altre priorita' nel governo, da martedi' scorso piu' che mai pressanti.
Ha ragione Di Pietro, il problema non e' Berlusconi in se', e' il fatto che l'attivita' legislativa -e anche per certi aspetti quella dell'esecutivo- sono paralizzate per venire incontro agli interessi di un sol uomo.

Francesco ha detto...

Ciao, se ho ben capito, prima di fare una causa (almeno in certi casi) si dovrebbe passare per questo istituto: si cerca di concialiare per evitare appunto una causa che in Italia, come si sa, durerebbe molto a lungo.

Certamente è anche questione di casta: in Italia quasi tutto è questione di casta. Stando a ciò che scrivi, supponendo che in Italia si avesse una diffusione del 60%... Allora, il 33,3% (3 periodico) è considerata una probabilità bassa. Il 50% è una probabilità alta. Agli avvocati, male che vada, resterebbe il 40% circa, cioè un 2 su 5 certo, garantito (dopo la mediaconciliazione): un numero discreto.

Per i cittadini andrebbe bene: non precluderebbe una vera azione legale.

Se non erro in mediaconciliazione si cercherebbe un compromesso: quindi appare illogico che un cittadino non si affidi a un avvocato, mi pare che gli avvocati siano bravi nell'arte del compromesso, o no?... Anche secondo me i timori degli avvocati sono infondati: assisterebbero il cliente non in una causa, ma in una conciliazione, penso che sarebbe l'unica differenza.

Anzi, in certi casi (quelli in cui la mediaconciliazione fallisse) patrocinerebbero anche più a lungo i loro clienti: il tempo per cercare la conciliazione più quello della causa; come è ora, invece, lo assisterebbero solo per il tempo della causa. Insomma, con l'istituto sarebbero "x" mesi di tentata conciliazione più gli anni di causa. Ho capito bene?

"Scusa se non sono stato abbastanza breve, ma ho avuto poco tempo", bello il detto, vero?

Forse è davvero un'occasione persa... Ciao!

Anonimo ha detto...

Bastaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
Sempre lA stessa minestra

Alberto ha detto...

Il tuo amico mente non sapendo di mentire nè di cosa sta parlando. Da praticante avvocato posso garantirti che la conciliazione obbligatoria presentava una serie di problemi tecnici nella sua formulazione tale da rendere soltanto più gravoso e se possibile ancor meno agile il sistema di risoluzione delle controversie. Pura burocrazia. Bisogna togliere, semplificare, eliminare passaggi e leggi, non introdurre ulteriori meccanismi che prevedano a loro volta l'istituzione di figure nuove e di nuova burocrazia. Gli avvocati avrebbero tutto l'interesse a divenire i nuovi mediatori. Le cose bisogna farle bene altrimenti sono perfettamente inutili, vedi class action all'italiana: nessuno pare ne abbia mai fatto ricorso.

E.O. ha detto...

Caro Alberto,

nessuna menzogna in quello che è stato pubblicato, solo verità confermata dai fatti. Concordo con te sul fatto che certi aspetti del D.Lgs 28 e del D.M. 180 possano e debbano, senza meno, essere rivisti e migliorati dal legislatore.

Spiegami, però, come puoi pensare che le cose migliorino se la reazione dell'avvocatura (e dei praticanti avvocati, a quanto pare, categoria di cui anche io facevo parte sino a poco fa) è sempre quella di totale chiusura??

Prima di giungere a conclusioni un pò troppo affrettate sulla questione, ti suggerisco, in tutta onestà, di conoscere meglio l'istituto della mediazione e le sue reali potenzialità.

Come saprai bene, la mediazione è presente da oltre 30 anni in molti paesi esteri (sebbene abbia radici ancora più antiche) e, ovviamente, non può e non deve sostituire i Tribunali, ma deve affiancarli per una maggiore e più completa tutela dei diritti dei cittadini. Vedere in questa possibilità una maggiore "burocratizzazione" del sistema giustizia (ormai allo sbando) appare una visione un pò miope..

Alberto ha detto...

Mi spieghi che funzione dissuasiva dalla prosecuzione in sede giudiziale può avere un mediatore se il rifiuto della conciliazione prospettata non comporta alcuna limitazione o preclusione di carattere processuale?
Quando due persone giungono a richiedere l'intervento di un giudice per ricomporre la lite di cui sono parti è perché non vi sono altre vie se non l'intervento di una figura con poteri coercitivi. Proprio l'autorità riconosciuta al giudice fa si che, ad esempio, il tentativo di conciliazione obbligatorio previsto nel processo del lavoro giunga spesso a buon fine.
Io sono il giudice, io decido la tua controversia ed io ti faccio capire che è conveniente sia per te che per la tua controparte raggiungere un accordo, perché (ad es.) le richieste di una parte sono difficilmente accoglibili in toto e tu che sei qui a difenderti farai molta fatica a dimostrare quello che stai sostenendo. Ecco una convenienza da ambo le parti a chiudere la lite subito.
Io che necessito di utilizzare lo strumento giustizia ho bisogno da parte della PA di un servizio rapido ed efficace: non voglio essere costretto a passare per un ulteriore "sotto-grado" che non farà altro che prolungare i tempi per la definizione della lite per cui sto agendo.
Sono convinto del fatto che in altre esperienze europee la mediazione abbia funzionato, ma questo risultato dipende da una cultura giuridica e da una consapevolezza sociale dello strumento giustizia ben diversa da quella che esiste nel nostro paese.
Servono più giudici, più cancellieri e serve che la gente...paghi gli avvocati!
Quando all'estero un legale ti costa 500 Euro l'ora ci pensi non 2 ma 200 volte prima di fare causa al tuo vicino perché ti versa l'acqua sul balcone. Anche questa è cultura giuridica: la giustizia deve essere uno strumento residuale, la gente deve smetterla di intasare i tribunale con questioni assolutamente risolvibili in altra maniera. Ma non è obbligando ad un ulteriore "passaggio" chi della giustizia ha davvero bisogno che si convinceranno i nostri concittadini a non abusare dei tribunali.
Se gli avvocati avversano soluzioni pasticciate come quella prospettata dal legislatore con il D.Lgs 28 è soltanto per non trovarsi a gestire quotidianamente un altro mostro giuridico-istituzionale fonte di infiniti ulteriori problemi pratici. Non è certo una questione economica, perché come tu stesso dici, la figura del legale servirebbe anche in sede di conciliazione ed anzi gli avvocati stessi potrebbero divenire mediatori e trarre profitto da una novità di questo tipo.

E.O. ha detto...

Caro Alberto,

secondo me è necessario fare un pò di chiarezza rispetto a quello che dici.

Tu stesso affermi che "la giustizia deve essere uno strumento residuale, la gente deve smetterla di intasare i tribunale con questioni assolutamente risolvibili in altra maniera".

Non potresti trovarmi più d'accordo. Bene, uno dei modi per evitare che la gente (anche se a dire il vero non è la gente che intasa i tribunali, ma sono per il 99% gli avvocati che intasano i tribunali inventandosi cause solo per guadagnare di più..)intasi i tribunali è proprio offrire strumenti alternativi per la risoluzione delle controversie. La mediazione è uno di questi.

Parli di altre e differenti culture giuridiche, ma sia negli USA che in Argentina la mediazione è stata introdotta coercitivamente circa 30 anni fa per risolvere il problema dell'intasamento dei tribunali. Risultato: dopo poco tempo la mediazione è divenuta ed è tuttora un perno fondante per la risoluzione delle controversie ed i tribunali sono stati notevolmente alleggeriti dal carico eccessivo di lavoro.

Ora, non bisogna nemmeno confondere tutta la mediazione con la sola obbligatorietà della stessa.

Infatti, l'obbligatorietà è stata prevista per alcune materie solo al fine ultimo di fare conoscere l'istituto e per far sì che proprio la nostra cultura giuridica si arricchisca e possa fornire al cittadino un servizio migliore. é ovvio che questo potrà rappresentare dei costi aggiuntivi per coloro che non riusciranno a trovare un accordo (stando alle statistiche meno del 30%, ma è nel preciso intento del legislatore rimuovere la stessa obbligatorietà una volta che l'istituto della mediazione sarà radicato.

Infine, credo che come giuristi abbiamo l'obbligo morale di conoscere tutte le possibili vie per aiutare i nostri clienti nella soluzione dei loro problemi. Snobbare un istituto senza nemmeno conoscerlo mi pare vada in una direzione diversa..

E.O. ha detto...

PS. il mediatore non decide mai niente! è proprio questa la differenza tra mediazione e giudizio ordinario o arbitrato.

Inoltre mi hai portato l'esempio del giudice del lavoro, ma proprio in quel contesto la mediazione è risultata fallimentare perché non eseguita con diligenza e professionalmente da chi era incaricato..

Forse, è bene documentarsi prima di fare certe affermazioni..

Carlo T. ha detto...

Certo è che bisognerebbe capire chi paga il conciliatore. Immagino le parti.
Dunque si avrebbe il seguente scenario:

io e Tizio abbiamo una controversia che ricade in quelle che, ex lege, richiedono la mediaconciliazione.

io e Tizio andiamo dal conciliatore. Sborsiamo dei soldi, dal momento che, immagino, non lavorerà gratis e gli affidiamo le sorti della nostra lite.

passano quattro mesi e non si arriva ad un accordo: ci si rivolge alla "giustizia vera e propria".
Si fa dunque ricorso ad un legale ma, rispetto ad oggi, sia io sia Tizio avremo qualche migliaio di euro in meno, buttato per una conciliazione fallita.

La Giustizia forse (forse...) avrà qualche beneficio, ma le tasche del cittadino?

Alberto ha detto...

(segue)
3. I mediatori non sono tecnici del diritto. Per stimolare una conciliazione a condizioni accettabili il mediatore è costretto a fare delle valutazioni non di mero buon senso, ma di diritto, cercando di prospettare alle parti quali potrebbero essere le conseguenze e gli esiti di un processo, in modo da persuadere i litiganti ad evitarlo.
Questo genere di conciliazione è quella che i bravi magistrati cercano di proporre quotidianamente alle parti, ai sensi dell'art. 185 del codice di procedura civile.
E' chiaro che un indirizzo del mediatore non conforme a diritto indurrà le parti a rifiutare ogni accordo per proporre al più presto azione giudiziale. Chi ha esperienza in materia di arbitrati (dove gli arbitri sono spesso tecnici del diritto ma non giudici di professione) sa bene l'elevato grado di ingiustizia a cui si è esposti se la clausola compromissoria non è redatta in maniera eccellente.
Ecco una delle ragioni per cui l'arbitrato o le cosiddette ADR non hanno mai sfondato: i giudici svolgono mediamente piuttosto bene il loro mestiere. Ricordo, invece, che per essere mediatore basta fare un corso di poche ore e una laurea triennale in qualsiasi materia.
4. Esistono dei tentativi normativi similari, tutti falliti. Mi riferisco in primis al tentativo obbligatorio di conciliazione avanti alla Direzione Provinciale del Lavoro quale presupposto di procedibilità dell'azione giudiziale nel processo del lavoro.
Il c.d. Collegato Lavoro della fine del 2010 ha eliminato tale obbligatorietà, in quanto era diventato una mera formalità attraverso la quale passare per introdurre un giudizio vero e proprio. Singolare come il Governo elimini quasi contemporaneamente la mediazione da una parte -perché inutile- e la introduca dall'altra.
In secondo luogo il processo civile in passato ha già conosciuto una forma di conciliazione obbligatoria, che si svolgeva nella prima udienza davanti al Giudice. Questo incombente è stato eliminato, perché le udienze andavano deserte.
Mi creda, se questa riforma avrà un effetto deflattivo lo avrà perché scoraggerà le persone a cercare una tutela dei propri diritti nell'ambito di procedure sempre più lunghe e burocratizzate. Quanto ai commercialisti, in contrapposizione agli avvocati: è chiaro il loro interesse ad entrare in aree di attività nuove che prima esulavano dalle loro competenze, vorrei ben vedere!
Per gli avvocati tutto ciò non credo avrà particolari conseguenze economiche, perché sono convinto che le vertenze arriveranno comunque in Tribunale o che, in ogni caso, una consulenza legale professionale si renderà necessaria per decidere la strategia in sede di mediazione.
Viene invece sminuito il ruolo sociale dell'avvocato, che secondo i principi generali dell'ordinamento e secondo il codice deontologico, svolge da sempre il compito di tentare una composizione della lite prima che questa giunga davanti a un giudice