5 luglio 2010

Gini non perdona

L'indice di Gini misura il tasso di diseguaglianza nella distribuzione del reddito: più è alto, e più c'è diseguaglianza fra ricchi e poveri.
Nel 1991 in Italia l'indice di Gini era al 29%, oggi al 35.
Se per progresso si intende "il miglioramento delle condizioni di vita per una parte crescente della popolazione", si può tranquillamente dedurre che il nostro paese è regredito.
Evidentemente, chi ci racconta che in Italia va tutto bene fa parte di quel 10% di popolazione che detiene quasi il 45% dell'intera ricchezza netta.
Bella scoperta.



5 commenti:

Anonimo ha detto...

L'indice di Gini da solo non significa nulla. Basta dire che in Italia è più basso che negli Usa, ma più alto che in Albania. Stranamente però i flussi migratori non sono dagli Usa verso l'Albania.
Mettere insieme reddito e ricchezza è come mescolare pere e cactus.
Il fatto che il coefficiente di Gini aumenti non significa che il nostro Paese regredisce: se ad esempio tutti i quintili di una distribuzione aumentano, ma quelli più alti più degli altri, si sta tutti meglio, ma l'indice di Gini può aumentare.
Se vuole giocare con la statistica, non si limiti ad un indice che da solo non significa nulla: analizzi tutti i dati importanti. Oppure lasci perdere.
Da ultimo, un coefficiente di Gini elevato può essere anche un fattore positivo in quanto stimola l'impegno e la crescita: è proprio perché lavorando di più si guadagna di più che motiva, insieme ad altri fattori, l'impegno delle persone. Quindi guardare a quell'indice da solo è assolutamente sbagliato.

Radicale Ignoto ha detto...

Minchia che arroganza! Complimenti.

socialista eretico ha detto...

ah già ... se in un Paese tra quelli ricchi e quelli poveri aumentano le distanze ed il figlio di quello povero ha, al suo ingresso in società, maggiori barriere per raggiungere la posizione del figlio del ricco rispetto alla genrazione precedente.... è un bene ! ma mica perchè si passa alle caste?! nooo, perchè quello povero lavorerà di più se vuole diventare ricco. lapalissiano no?

cmq, se informo che gli italiani hanno cominciato a risparmiare sugli alimentari in ogni classe sociale(tranne l'oligarchia) quindi quelli mediamente ricchi sono diventati un po' meno ricchi e quelli poveri sono diventati più poveri!

tutto questo mentre la sanità viene tagliata in lazio e nelle regioni meridionali (tanto ai poveri mica serve l'ospedale, hanno i soldi per andare in svizzera come bossi!) , le università probabilmente aumenteranno le tasse(che cosa sciocca volere un figlio medico od ingegnere!! tutti camerieri) e le tariffe autostradali aumenteranno!

AndreaT ha detto...

Arroganza o meno comunque l'anonimo al commento uno dice il vero: l'indice di Gini da solo non vuol dire niente.
Basta fare un esempio: due persone, reddito 50 e 50. Indice Gini pari a zero.
Dopo 20 anni: il primo ha 100, il secondo 130. L'indice di Gini non è più zero, ma entrambi in termini assoluti stanno meglio di prima. La situazione finale è di regresso rispetto a quella iniziale? No. Dunque l'indice di Gini da solo non dice nulla su progresso o regresso. Dice solo come cambia la distribuzione, ma non dice né se gli individui stanno meglio né se la "torta" distribuita è aumentata o diminuita.

Fede ha detto...

Buonasera, sono un ragazzo di 27 anni laureando in macroeconomia (ma che lavora come barman) capitato in questo blog durante una ricerca dell'indice di gini. Se vi interessa: è vero l'indice di Gini da solo non può darci un'informazione riguardo al fatto se siamo più ricchi o piu poveri (ci dice solo come è distribuita la ricchezza e NON quanto è cresciuta). Se volete effettuare un indagine di questo genere digitate su google WDI world Bank oppure IMF devolpment indicators e prendete in considerazione oltre a Gini anche: GDP italy, GDP pro capita, unemployment italy, gross domestic investment italy, gross governament expenditure italy. in tal modo avrete una più chiara visione della situazione. CIAO :)