28 giugno 2010

Se non lo sa lei!

Ormai criticare il Pd - con la P maiuscola e la d minuscola - è diventato un po' come sparare sulla Croce Rossa, e per autocoscienza mi metto anch'io nella mischia (anche se le mie intenzioni non sono distruttive, ma volte al vero pD - stavolta con la D maiuscola - di cui avremmo tanto bisogno). Criticare i giovani del Pd, o meglio constatare che non esistono, e che battono un colpo solo se mossi come marionette dai burattinai storici, poi, è un vero sport nazionale.
Quando emerge qualche personalità under 40 che qualcosa nel Pd prova a farla, ma soprattutto lavora per la costruzione del pD, bisogna subito etichettarlo con dei marchi sminuenti, meglio ancora se lo fanno passare un po' per sfigato.
E' quello che fa Maria Teresa Meli su Io donna di sabato scorso, nel suo pezzo "I giovani del Pd e l'arte di sparire". Il titolo è già abbastanza rivelatore di dove voglia andare a parare. Fra una stoccatina a Renzi ("chissà quanto durerà") e una alla Serracchiani ("è finita che all'ultima assemblea quasi nessuno la fotografava"), la giornalista prende quella che a parere di chi scrive è un'emerita cantonata:
Sgomitano in tanti. Alcuni, come Pippo Civati, sono stati colti con le mani nel sacco, anzi, nel computer, che si facevano votare da amici, parenti e collaboratori in un sondaggio on-line sul futuro leader del Pd. La cosa più triste è che poco dopo finiscono nel cono d'ombra e non si capacitano di come sia potuto accadere.
La Meli si riferisce al famoso sondaggio on-line dell'Espresso, in cui la maggioranza dei voti totali proveniva soltanto da una manciata di Ip. La giornalista, che è una fine conoscitrice del Pd, deve aver seguito da vicino gli sviluppi della questione, e c'è da pensare, quindi, che anziché essere incappata in una svista abbia proprio peccato di malizia consapevole.
L'accusato principale del taroccamento, in effetti, era stato Matteo Orfini (chi fu?), che non solo aveva ricevuto la quasi totalità dei suoi voti da un unico Ip, ma era stato oggetto di un andamento dei voti assai sospetto, che si era misteriosamente stoppato dopo essere stato denunciato in itinere.
Quelli a cui si riferisce la Meli, invece, sono i voti ad andamento "normale" ricevuti da Civati, la metà dei quali provenivano da 3 soli Ip. Il bello è che la questione degli Ip non riguardava solo Civati, ma anche Renzi, la Serrachiani (cui nel pezzo, però, la Meli non fa alcun cenno), e perfino Vendola.
Civati, nella circostanza, si era espresso sull'accaduto, in una sorta di difesa preventiva, per mettersi al riparo da possibili accuse di taroccamento: non si può essere responsabili anche dei sostenitori troppo solerti che decidono di agire in proprio.
Ma non funziona così per le "grandi penne". Loro hanno una tesi da dimostrare, e se uno non vi rientra lo si tira per la camicetta e lo si ficca in un modello preconfezionato, facendosi beffe della verità (e di quello che si dà a bere al lettore, che magari non ha seguito tutto il giro di post e contropost sull'affare di stato del sondaggio, e allora prende per vero quello che la Meli scrive. Se non lo sa lei!).
E' quello che ho sperimentato anch'io sulla mia pelle: appena assunto il ruolo di conduttrice di Generazione zero nella trasmissione di Santoro, dovevo per forza rientrare nella parte della leggerina nel mondo delle nuvole (chissà perché), e pur di far passare quel messaggio, qualcuno aveva pensato bene di taroccare una mia intervista.
Guarda caso, anche quell'episodio era stato ospitato dal Corriere, al quale, per la sua "autorevolezza", non si può dire proprio niente: neanche una smentita, che gli sporcherebbe la pagina con quisquilie di poco conto.
E intanto il lettore, ignaro, se la beve.
Se lo dice il Corriere!


25 giugno 2010

S.O.S. gatto omosessuale: censurato


Questo spot è stato censurato dalla tv francese perché "polemico".
Per me è simpatico e basta, e manco troppo originale.
Ma non è che questi censori vogliono imporre agli altri le stesse repressioni che vivono loro stessi?


Che conquista!

Fossi nelle femministe degli anni Settanta, quelle che hanno combattuto per l'emancipazione della donna e per i loro diritti, sarei incazzata dell'uso che della loro battaglia e rivoluzione ne facciamo oggi.
Vado in giro e vedo un sacco di ragazze sotto i venti tutte pelle e ossa. Mi siedo in un bar e sento discorsi su peli, diete e magliette. Odio le generalizzazioni, ma il modello della velina/modella anoressica/paperina sorridente e silenziosa per forza di cose mi sembra che finalmente sia riuscito a penetrare nella società.
Care femministe: quanto lavoro per nulla.


Paradossi calcistici

Il ministro per la semplificazione Roberto Calderoli:
Questa prematura eliminazione non è altro che il risultato di una demenziale politica sportiva, che ha portato alla cancellazione dei nostri vivai e che ha fatto sì che a vincere il campionato e la coppa Italia, oltre che la Champions League, sia una squadra che di nostrano non ha neppure l'allenatore [l'Inter].
Che Calderoli stia inconsciamente spingendo per allargare il "nostrano" italico, magari ammodernizzando i criteri per ottenere la cittadinanza nel nostro paese?
Potrebbe dare una bella spinta a quelli che Calderoli ha chiamato "bambini viziati" e ai loro "capricci".
Un fatto è certo: la "Padania" non avrebbe fatto un gran che meglio.



24 giugno 2010

Ah, indignazione che se ne va...

Silvio Berlusconi a Giancarlo Innocenzi:
Basta, finiamola con questo scandalo. Quello che bisogna concertare è che la vostra azione permetta di chiudere la trasmissione [Annozero].
Nota dell'Agcom:
Il presidente Corrado Calabrò ha comunicato al Consiglio che il dottor Giancarlo Innocenzi Botti ha presentato le dimissioni da componente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e che di ciò va data informazione al presidente del Senato per i provvedimenti di competenza.
Silvio Berlusconi: siede ancora tranquillo alla Presidenza del Consiglio dei ministri, noncurante dello scandalo uscito dall'inchiesta di Trani. E coperto dal legittimo impedimento.
Il tassello mancante, in questa storia, non è tanto la giustizia, ma l'opinione pubblica, che in Italia, ormai, ha perso il gusto di indignarsi.


Parlate, altrimenti è peggio

Vengo dall'Argentina dove la mia generazione è stata massacrata. Qui pensavo di vivere in un paese civile. Invece mi sono ritrovato ammanettato, preso a calci e pugni in testa dai carabinieri, trascinato sull'asfalto, torturato e sbattuto contro i muri della caserma senza poter vedere un medico. Insultato, con i militari che mi puntavano la pistola addosso. E ancora non so perché.
Non dovrebbe essere lo stato il primo a fare chiarezza su episodi del genere?
No, perché si ha l'impressione che quella divisa, anziché costituire un motivo in più per accelerare le indagini su episodi di pestaggio, e spesso di morte, sia un deterrente per insabbiare tutto.
Lo dico proprio a chi ha la divisa: l'atteggiamento omertoso non fa altro che aiutare a infangare tutta la categoria, anziché aiutarla.
Ve lo chiediamo a gran voce: parlate, per difendere voi e noi.


23 giugno 2010

Censura aquilana


Quello che i tg Mediaset e TG1 non ci hanno mostrato. Due sono le cose: o i cittadini che protestano sono dei pazzi e dei visionari, oppure la versione che riceviamo è diversa da quella reale. Oppure non la riceviamo proprio, com'è stato nel caso della manifestazione di ieri organizzata dal Sindaco Cialente.
Qui il servizio di Abruzzo 24oretv. In mancanza d'altro... Per ora.


Boicottaggio da Miss

Miss Padania si confessa:
Ai Mondiali io tifo per l'Italia: mi sento più italiana che padana. Il Carroccio? Non so che cosa sia.
Finalmente un po' di saggezza e verità, da questa diciassettenne che nonostante sia bresciana, dove ha spopolato in termini di preferenze il figlio del Senatur, non gliene può fregar di meno di tutta la retorica padana.
Come dire: quando le tue stesse creature ti si ritorcono contro.


22 giugno 2010

Il partito è mio e me lo gestisco io

Da garantisti quali siamo, attendiamo gli esiti dell'indagine della procura per capire cosa sia successo con i rimborsi elettorali destinati al partito di Antonio Di Pietro, o meglio, se se li sia intascati con la sua associazione privata "Italia dei Valori", cui partecipano anche la moglie e la fidata Silvana Mura, oppure se siano stati correttamente indirizzati al partito "Italia dei Valori".
L'episodio, però, mi permette di tornare sulla particolarissima situazione del partito di Antonio Di Pietro, che se nella forma dei primi 15 artt. dello Statuto potrebbe farvi credere che non ci sia una virgola fuori posto, dovete arrivare all'art. 16 per capire che tutto ciò che avete letto prima non vale una cippa: quel che conta sono le "disposizioni transitorie" (chissà rispetto a quale transizione...):
Fino a sua rinuncia, il ruolo di Presidente dell’Associazione viene assunto dal fondatore del Partito, on.le Antonio Di Pietro.
Fino a sua rinuncia, al Presidente fondatore – ed esclusivamente a lui, salvo sue deleghe espresse - spettano i seguenti ulteriori compiti:
  • titolarità del simbolo richiamato all’art. 1 dello Statuto;
  • modifica ed integrazione del presente Statuto;
  • approvazione del rendiconto preventivo e consuntivo;
  • ripartizione e utilizzo dei contributi e dei finanziamenti pubblici e privati;
  • approvazione degli Statuti regionali del partito (anche con riferimento alle specifiche modalità di individuazione dei delegati assembleari);
  • delega scritta per la presentazione delle liste ed il deposito del simbolo;
  • supervisione del Registro generale aderenti e del Registro generale Circoli;
  • titolarità dei siti internet nazionali del Partito e del giornale del Partito;
  • definizione delle candidature alle elezioni politiche europee e nazionali;
  • interventi cautelari urgenti - ivi compreso i provvedimenti di decadenza ed il commissariamento nelle varie realtà regionali e territoriali - in caso di grave violazione dello Statuto o delle direttive di ordine generale impartite ovvero per mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati;
  • nomina del Tesoriere;
  • assegnazione di incarichi retribuiti;
  • autorizzazione per lo svolgimento della prima Assemblea Regionale dei Delegati ed approvazione del preventivo Regolamento congressuale
Che ve ne pare? A me sembra (e scusate la brutalità) che con queste "disposizioni transitorie" se i rimborsi elettorali finiscono al partito o all'associazione privata non cambia proprio niente. Si tratta in ambedue di una gestione proprietaria della politica. Che porta, per forza di cose, ad alcune degenerazioni, che queste siano legali (come auspichiamo nel caso di Di Pietro), o illegali.
Finché non finirà questa messinscena del rimborso elettorale...


21 giugno 2010

L'Italia si è persa

Da Mtv_News.


Il disagio dei "compagni"

Sulla polemica dell'iscrizione dei massoni al partito ho lasciato correre.
Ma all'ennesima polemica inutile sento il bisogno di esprimermi: BASTA!
L'ultimo dibattito di profonda caratura culturale, sociale ed economica del Partito democratico riguarda l'utilizzo dell'appellativo "compagni". Alcuni giovani democratici hanno sentito l'esigenza di inviare una lettera al segretario Bersani, corredata di pubblicazione, per dire il loro fermo no:
Ti scriviamo perché vorremmo renderti cosciente del nostro disagio di fronte a parole e comportamenti che guardano in maniera ingiustificatamente romantica al passato. Vogliamo parlarti di come questo nostro disagio, di fronte a una nostalgia che acceca la nostra prospettiva del partito e del paese, si stia trasformando in delusione e di come questa delusione ci stia colpendo ai fianchi.
Il bello è che il loro disagio non è avvenuto a fronte di una disposizione statutaria del Pd, che prevede che d'ora in poi tutti gli iscritti al partito debbano chiamarsi fra di loro "compagni". Al contrario, il loro disappunto è nato dopo che Fabrizio Gifuni, attore non tesserato, li ha salutati così: "Compagne e compagni... è tanto che volevo dirlo!".
Mi sento di suggerire a questi miei probabili coetanei di sentire il disagio per ben altre questioni, sono qui a offrirgliene alcune:
  • manovra finanziaria da 25 miliardi che taglierà la spesa sociale;
  • ddl intercettazioni che potrebbe rappresentare una scure al lavoro della magistratura e all'informazione;
  • una corruzione che sta colpendo le più alte cariche del nostro governo e non solo (pure il Vaticano sembra si sia divertito) e che ci sta facendo ripiombare in una Tangentopoli 2;
  • per problemi più vicini a noi, ve la butto lì: in alcune parti d'Italia la disoccupazione giovanile raggiunge vette di quasi il 50%.
Se tutto ciò non vi basta, allora torniamo a pensare ai massoni oppure ai compagni.
Ma prima, vi prego, occupiamoci della merda che già c'abbiamo, senza tirarcene altra addosso.



20 giugno 2010

Padre Pio di stato

"E ora linea alla Chiesa!"
La Barzaghi che passa così la parola a Giletti vi può far capire il tenore del programma che sto seguendo in questo momento e che sento il bisogno profondo di raccontarvi (mentre scrivo lo stesso Giletti, per introdurre l'intervista al principe Emanuele Filiberto, sente il desiderio di raccontare a tutti che una volta a cena con il principe, quest'ultimo ha offerto per tutti. Mmm...).
"Una voce per Padre Pio" è il programma che sta andando in onda di domenica in prima serata su Raiuno: in diretta da Pietrelcina, si susseguono il tintissimo Albano (che però in Puglia spopola), Valerio Scanu, Marco Carta (in playback, anche se c'è l'orchestra) e, appunto, il principe. Le canzoni si alternano a interviste di Giletti a miracolati, ai quali preleva le immaginette di Padre Pio autrici delle guarigioni provvidenziali per farle inquadrare meglio dalle telecamere, che "i luminari della scienza hanno detto che la sua guarigione è inspiegabile, ancora non se ne capacitano".
Non potevano ovviamente mancare le scritte in sovraimpressione che invitano i telespettatori (che oltre a me, immagino si caratterizzino per vecchiette fedeli e giovincelle fan dei cantanti - "dai Carta, tu che sei seguitissimo dalle giovanissime, dai i numeri della solidarietà!") a sganciare i soldi per l'Associazione "Una voce per Padre Pio onlus" (scopro googleando che siamo addirittura arrivati alla XI edizione). Ma che fa questa associazione?
E' un'associazione apolitica, multiconfessionale, volontaria, ovvero non legata a nessuna fede politica o religione che si basa sull'opera che i soci prestano gratuitamente.
Con l'obiettivo di dare seguito alla missione terrena di Padre Pio "Dare sollievo alla sofferenza della gente nel corpo e nello spirito".
Sono due le domande che mi (vi) pongo:
  • Con quali criteri la Rai decide di sostenere la raccolta di beneficenza di questa associazione, piuttosto che una contro la deforestazione, la tratta delle schiave, per la ricerca sul cancro, etc.?
  • Quanto costa a noi contribuenti questa trasmissione, in termini di prevedibile bassa audience e quindi di mancato rientro dei costi?
Insomma: ma non bastano tutti i favori che già facciamo alla Chiesa?
La serata Rai elogiativa di Padre Pio, dopo le scoperte sulle stigmate, mi sembra che vada un po' oltre, anche per la propaganda di stato cui siamo nostro malgrado abituati.


19 giugno 2010

Pappardella pidiellina (forse)

Ogni tanto qualche illuminato c'è, anche nel Pdl.
A fianco della proposta di legge della senatrice radicale Donatella Poretti, infatti, quest'anno anche Lucio Malan, senatore Pdl, ha presentato un emendamento alla finanziaria per legalizzare e tassare la prostituzione. A prescindere dalle eccessive considerazioni economiche relative alla proposta (si vuole "fare cassa, [...] si potrebbe arrivare a un gettito fiscale di un miliardo, un miliardo e mezzo di euro l`anno per un giro d`affari di 7 miliardi"), l'intenzione è buona. Proprio per questo, sappiamo già da ora che non farà strada.
Senza alcuna sorpresa, infatti, il ministro Carfagna dimostra di anteporre le sue convinzioni a quelle delle prostitute, che sarebbero le prime a voler pagare le tasse, e quindi a usufruire di contributi e prestazioni sanitarie. Ha detto:
Un`attività come quella della prostituzione che viene svolta sulla pelle delle donne non può essere certamente legalizzata, né lo Stato, nemmeno in un momento di crisi economica, può sostituirsi allo sfruttatore e lucrare sui loschi traffici delle organizzazioni criminali.
Ma veramente il ministro ritiene che la legalizzazione della prostituzione riguardi la tratta, e non le donne che lo fanno per libera scelta (poi si può disquisire su quanto questa scelta sia libera, ma non è di certo abbandonandole a se stesse che si risolve il quesito)?
Come per la droga, anche per la prostituzione vale lo stesso: lasciando i fenomeni nell'illegalità, non si fa altro che incrementare le casse della criminalità organizzata, e non viceversa, dando così una bella mano alla schiavitù.
Spero vivamente che la Carfagna ci volesse dare a bere una pappardella pidiellina, perché se così non fosse, c'è da credere che nei suoi due anni da ministro non abbia imparato un gran che.


18 giugno 2010

Se fai bene, ti tirano le pietre

Il fango che tiene tutti al palo da Caserta in giù (e in su...) ha travolto questa mattina il Comune di Camigliano, che in quella stessa provincia descritta dalle parole amare e cristalline di Saviano era riuscito a dimostrare, proprio lì e proprio adesso, come sia possibile amministrare con onestà, spirito di servizio e trasparenza un ente locale.

Vincenzo Cenname, fino ad oggi sindaco del paese di 1.800 abitanti, aveva interpretato il proprio ruolo di amministratore come facciamo noi dei Comuni Virtuosi e, senza tante storie o parole o proclami, si era messo a governare il territorio avendo a cuore il territorio stesso e i cittadini che lo abitano.

Una cava abusiva bloccata come primo atto dall’insediamento, 65% di raccolta differenziata, risparmio energetico negli edifici e nelle strade pubbliche, buone pratiche, progetti culturali e incentivi per i nuovi stili di vita.

Questo è stato Camigliano fino a questa mattina, quando il Prefetto di Caserta, e quindi lo Stato, ha deciso che nella provincia con la più alta densità di istituzioni colluse con il sistema camorristico, fosse giunto il momento di sciogliere il consiglio comunale e mandare a casa il sindaco più virtuoso dell’intera Campania...

In questo momento, caro Presidente Napolitano, mi sento profondamente preso in giro, amareggiato, e provo una gran vergogna, nel mio piccolo, ad essere parte integrante di quello stesso Stato che si permette di compiere una nefandezza del genere...

Il Suo silenzio è assordante, il suo silenzio è fango, è parte di quel Sistema di cui mi sento di non far più parte.

Marco Boschini, Coordinatore Associazione Comuni Virtuosi



Quanto me costi

Considerato che abbiamo già i seguenti ministeri:
  • rapporti con le regioni;
  • attuazione del programma di governo;
  • pubblica amministrazione e l'innovazione;
  • riforme per il federalismo;
  • semplificazione normativa.
Era proprio necessaria l'istituzione del ministero per l'attuazione del federalismo?
Ma 'sto federalismo, che doveva servire per diminuire i costi e semplificare le decisioni, quanto ci sta costando?
Mi sembra che il Berlusca stia facendo di tutto per tenere in piedi il governo a suon di poltrone.
La domanda sorge spontanea: ma chi è più ladrona oggi, Roma o la Padania?



Giù le mani dalla Nutella

Io mangio la nutella tutte le mattine: la spalmo sul pane, insieme al caffelatte. Ingurgito la stessa colazione all'incirca da tre anni, e mi sento assolutamente in salute.
Ogni tanto la Commissione europea la fa fuori dal vaso: pensano che ci devono tutelare, che siamo tutti un po' coglioni.
Io mangio la nutella tutte le mattine, ma ne mangio un cucchiaino, non un intero barattolo: so che è piena di grassi e olii vari, e non ho bisogno di un allarme che suoni ogni volta che tocco il barattolo per ricordarmene.
Ma veramente questi signori non hanno altro cui pensare?
Ma è perché sono così incattiviti che ce l'hanno con la nostra morbida, marroncina e densa nutellina?
Finisce pure che mi tocca dar ragione a quelli della Lega. Dai Commissione, non fatelo, abbiate pietà.


17 giugno 2010

Come semo ridotti...


Siamo ridotti a discutere inter nos del "modello Lega" per un partito "radicato sul territorio"?
Almeno ne discutessero con quelli della Lega...
Mah.



Pd a pesca

Il Partito democratico sceglie Formigoni come testimonial dello spot contro l amanovra finanziaria:


Il nuovo mantra piddino:
Formigoni, Formigoni, vieni a pescare con noi, ci manca il... Leader!



Lacrime non identificate


Ma qualcuno ha capito se piangeva perché particolarmente emozionato all'ascolto dell'inno, oppure per il solo pensiero di dover tornare sotto dittatura una volta finiti i mondiali?


16 giugno 2010

Era tutto uno scherzo

Mara Carfagna si dimette dall'incarico di Consigliere regionale della Campania, e decide di motivare la decisione sul suo blog:
La mia è stata una decisione sofferta, perché i napoletani che hanno voluto esprimere la loro preferenza per me, mi hanno chiesto di entrare a Palazzo Santa Lucia, sono stati davvero tanti, un numero superiore alle mie attese. [...] Questa decisione, la necessità di dover scegliere, mi è servita anche per avviare una riflessione più ampia sulla disciplina dei “doppi incarichi”. Su quanto gravano sull’impegno di una persona – se svolti al meglio, come ho creduto di fare io, partecipando in questi due mesi alle sedute del Consiglio regionale -, ma soprattutto sull’effetto “cappa” che creano sulle tante menti brillanti, giovani perlopiù, che aspirano a spendersi per la politica e trovano quei posti già occupati, magari da un parlamentare come me. I doppi incarichi sono un ostacolo al rinnovamento, allontanano le persone dalla politica.
Decisione nobile, quella del ministro Carfagna.
Ma una riflessione alla fonte, cioè sulla sua candidatura, che si è rivelata uno specchietto per le allodole, no eh?!
Gli elettori campani hanno potuto ammirare il viso del ministro che ha tapezzato i muri di Napoli durante la campagna elettorale, per poi sentirsi dire: ragazzi, scusate, era tutta una comparsata, giustamente ritorno a fare quello per cui mi avete "eletta" in precedenza (parlamentare) e che mi ha portata oggi a fare il Ministro!
Forse che il Ministro non pensa che atteggiamenti del genere "allontanino le persone dalla politica"?


Il casino funziona

I cittadini si mobilitano, Gianni Letta risponde:
Abbiamo trovato la soluzione e ci sarà un emendamento alla manovra. Abbiamo fatto un lungo incontro al ministero dell'Economia per trovare una soluzione.
Che tempismo il nostro sottosegretario: trova i soldi proprio il giorno prima del corteo a L'Aquila!
I cittadini ringraziano e scendono in piazza! Appuntamento per oggi alle 16.


15 giugno 2010

Facciamo casino

Nella finanziaria è previsto che dal primo luglio a L'Aquila si ricomincerà a pagare le tasse, che le tasse sospese dovranno essere restituite al 100% in 5 anni (non è successo per terremoti di entità minore come quello nelle Marche o nel Molise - restituzione dopo 12 anni al 40%), e tutto ciò a fronte dei 32.000 sfollati e delle attività economiche che stentano a riprendere (solo nel centro storico, immobile da 14 mesi, c'erano 800 attività).
La mobilitazione è massiccia, e si farà sentire domani, insieme all'adesione di tutti i partiti di opposizione. Qui potete sentire il sindaco de L'Aquila Massimo Cialente ai microfoni di Diego Galli.
Insomma, chi è nei pressi o chi ha del tempo libero, sa dove è importante passare la giornata.
Io seguirò dal blog - per foto e testimonianze: giulia.innocenzi@gmail.com.
Facciamoci sentire tutti, da lì e da qua e là.


Marzulliamo

Gianfranco Fini, si faccia una domanda e sia dia una risposta:
Perché tanta fretta sulle intercettazioni, perché correre tanto prima delle vacanze estive come se ci fosse qualche nemico da combattere?
La prendiamo anche come risposta.


L'amore (omo) vince sempre sul Pdl

Quando si dice che torna tutto indietro: chissà che penseranno quelli del Pdl sull'utilizzo del loro slogan "l'amore vince sempre sull'odio" per la campagna a favore delle coppie gay.
Che dite, l'hanno preso in quel posto?!



14 giugno 2010

Se questo è un bambino




9 giugno 2010

Vale doppio

Ieri a Milano il tassista si lamentava per un camioncino in doppia fila: "non c'è civiltà". L'ho lasciato un po' sfogare. Ho pensato: magari ha ragione lui, a Roma siamo un po' troppo tolleranti, bisognerebbe incazzarsi ogni volta che si assiste a un'infrazione.

Allora il parcheggio di questo stronzo, tutto obliquo sulle strisce pedonali, lo dedico a lui: ha pure il cartellino dei disabili (in alto a destra), ma evidentemente non ha molto a cuore il (teoricamente suo) problema: di chi ha solo quel passaggio per poter attraversare la strada. Quindi doppiamente stronzo.
Chissà che avrebbe pensato il tassista di Milano.


8 giugno 2010

A questo serve la libertà


Silvio Berlusconi a Federalberghi:
Se uno ha avuto un famigliare morto sotto le macerie ed è anche in una condizione di debolezza gli può anche venire di sparare un colpo... per cui la Protezione civile non andrà più in Abruzzo finché c'è l'indagine per omicidio colposo.
Ma non è che il Berlusca è consapevole che a L'Aquila non è stato fatto un gran che, che quelle chiavi con frigorifero incorporato a favor di camera hanno accontentato soltanto pochi, e che se dovesse rimetterci piede riceverebbe un bel po' di fischi da chi aspetta una casa e chi vorrebbe ripartire con la propria attività economica ma è abbandonato dal governo?
Al momento (al momento) in questo paese è ancora ammessa la libertà di espressione e di critica. Finché questa è ammessa, gli aquilani avranno tutto il diritto di esercitarla, e non avranno certamente bisogno di sparare un colpo.
E' anche a questo che servono la libertà e lo stato di diritto: per non ricorrere alla violenza.
Forse il Berlusca, visibilmente preoccupato, farebbe bene a tenerne conto.


7 giugno 2010

Darling, no capish


Piazza di Spagna, domenica pomeriggio. Tutta la piazza è attratta da una musica, ci giriamo nella direzione da cui proviene: una banda della polizia fa strada a un corteo. Si alzano nei cieli le macchinette fotografiche, si fa strada la banda, si fermano gli strumenti, l'attenzione è rivolta alla testa del corteo: un prete dice messa e alcune persone portano una statua religiosa.
Moglie amerigain: Darling, look at this picture: ma l'Italy non era un paese laico, diverso da quel'altro che avevamo visto in Middle East, comi se chiama, Saudi Arabia? Perché forze de ordine insieme a prete?
Marito amerigain: Darling, in quel paese, nun se capish un cazz.



5 giugno 2010

Venghi, venghi


Essendo in collegamento e avendo a che fare con la carica e la tensione dei ricercatori degli enti soppressi non avevo carpito l'attimo, che ho potuto recuperare facendomi un giro sui blog: andate al minuto 4.55 del video e godeveti un bel "venghi in Parlamento" di Bersani.
Può scappare, per carità.
Però Bersani ci si mette proprio d'impegno per lanciare la palla agli avversari, eh?!


4 giugno 2010

Se questo è giornalismo

Ammirate l'ultima opera d'arte di Marcello Veneziani: ritratto di Tremonti.
Mi astengo dal commentare, perché occorrerebbe abbassarsi al suo livello:
Mi piace vederlo quando fa soffrire Bondi, mi ricorda er Canaro quando chiudeva in gabbia le sue vittime e gli praticava dolorosi tagli. Mi esalta quando prende a calci Brunetta, realizzando il sogno di milioni di fannulloni.
[...]
Misogino è forse riduttivo, credo che Tremonti non sopporti nemmeno i bambini, ma ho forti dubbi anche sui vecchi e in genere sugli adulti. È insofferente verso il prossimo anche se si sforza di non darlo a vedere.
[...]
Se gli propongono una escort, Tremonti chiede quanti chilometri fa con un litro. Se lo invitano al compleanno di una ragazza, le manda una copia del suo libro La paura e la speranza, ma poi non si presenta al festino; in compenso le manda la visita fiscale. Se gli infilano una bella zoccola nel letto, ordina la derattizzazione. Se gli fanno ingurgitare con l'inganno una pillola di viagra, al più gli scompare la erre moscia.
[...]
Mi rendo conto che è riduttivo definire Tremonti semplicemente anti-italiano. Più giusto sarebbe definirlo disumano, e lo dico come un complimento. Il genere umano non è il suo genere preferito. Tremonti è un incrocio ben riuscito tra un elettrodomestico e un extraterrestre.
[...]
Standogli vicino ebbi l'impressione che usasse il baygon come brillantina per i capelli e il flit come deodorante. Non credo invece che Tremonti usi il dopobarba perché non mi pare che cresca la barba sul suo volto, al più si deposita un leggero pulviscolo, come sui display della tv e del computer.
[...]
Devo scusarmi infine con il ministro se ho messo in giro una scabrosa diceria anatomica su di lui, che sta circolando con incresciosa insistenza: nel corso di una cena insinuai che Tremonti al posto degli organi genitali avesse un euro. E che da bambino, invece, avesse la lira tra le gambe. Niente malizie, alludevo solo a un caso di deformazione professionale.
Che tocca fà per campà...


1 giugno 2010

Non ci sto

Leggo il commento di Dario Di Vico sul Corriere della Sera e rimango sconvolta:
Forse è maturo il tempo per aprire una riflessione su quello che per amor di semplicità potremmo definire "rivalutazione del lavoro manuale".
In pratica Di Vico spiega: c'è la crisi e i giovani sono le vere vittime, come ha detto ieri lo stesso Draghi. La soluzione? Gli uomini tornino nelle fabbriche, le donne vadano a fare le badanti, e per chi si è già iscritto al liceo occorre trovare vie d'uscita per evitare loro un'inutile laurea.
Se queste sono le indicazioni dei nostri padri per rispondere a una disoccupazione giovanile che tocca il 50%, vorrà dire che dovremo rimboccarci le maniche da soli.
Perché, scusate tanto, ma non ci sto. E penso che i nostri padri abbiano lavorato tanto non per regalarci lo stesso destino, ma per consegnarcene uno migliore, nella logica globale dell'evoluzione della specie.
Si chiama progresso, ed è lì che vorrei andare. Possibilmente insieme al mio paese.



Hey, scrivo proprio a te

I 160 detenuti di Vicenza scrivono una lettera (per il testo integrale vai su Notizie Radicali):
[...] Scriviamo dal Carcere di Vicenza perché quello che accade qui ha del paradossale. Innanzitutto l’ottanta per cento di noi è imputato e non condannato in via definitiva, viviamo stipati in 3 persone in uno spazio di 7 mq. (tre persone, non una...!) e disponiamo di 3 ore “d’aria” al giorno anziché delle 8 previste da trascorrere dentro ad una vasca di cemento e acciaio. Precisiamo che in 7 mq c’è il posto occupato da 3 brande, dal water, dagli armadietti, dal lavandino, da un mini tavolino con relativi sgabelli e dagli oggetti personali, pertanto lo spazio calpestabile si riduce a meno di 2 mq. per 3 persone per 21 ore di fila al giorno.
Non è una formula chimica o matematica, è la nostra vita che se ne va... Si dirà, ma la prigione di Vicenza è vetusta, non permette nulla perché mancano gli spazi e per questo non è possibile per la direzione sopperire alle gravi privazioni e applicare la circolare ministeriale. Ma non è così! A Vicenza ci sono 4 campi da gioco all’aperto: 1 per il calcio, 1 per la pallavolo, 1 per il tennis ed 1 per il calcetto. Sarebbe un carcere a 5 stelle almeno per l’estensione esterna se solo potessimo adoperare tanto spazio che invece resta inutilizzato. Perché? Non lo sappiamo! Proviamo ad avanzare una ipotesi plausibile...Tutti reclusi particolarmente pericolosi? Assolutamente no!
Perché non interviene il Magistrato di Sorveglianza che ne avrebbe titolo e potere come a Cuneo? A questo punto ci appelliamo anche alla cittadinanza ed al Comune di Vicenza affinché venga istituito il garante dei diritti delle persone private della libertà personale come già accade nelle vicine Padova e Verona e nel 90 per cento delle carceri italiane. Mandate un vostro rappresentante a vedere in quale mostruosità siamo costretti a vegetare nel cuore del “civilismo veneto” e dopo chiedetevi il perché di tanti suicidi e atti di autolesionismo nel carcere di Vicenza e perché non vi sono significativi riferimenti di detenuti dopo la scarcerazione. Da questa scatola gigante di grigio cemento armato si alza forte il nostro grido di disperazione.
Speriamo che qualcuno lo raccolga e che i nostri pochi diritti cessino di rappresentare una meta irraggiungibile. Ci piace terminare ricordando le parole del filosofo e senatore Norberto Bobbio. Così definiva il pianeta carcere in anni apparentemente lontani e in realtà vicinissimi: “Il carcere funziona come un ospedale dove ci si facesse ricoverare non per guarire ma per ammalarsi e maggiormente morire”.
Sì vabbè. Era quel comunistaccio di Popper che diceva che "il grado di civiltà di un paese si misura dalle condizioni delle sue carceri". Quindi tutte cazzate.


Gente perbene a candidatura unica/2

Vi ricordate il "candidato unico" a sindaco di Ribera, in provincia di Agrigento, quello che per non dover faticare per ottenere il quorum aveva fatto candidare moglie, madre e cognato nella lista civetta avversaria?
Il popolo sovrano ha deciso: ben il 61% dell'elettorato si è presentato alle urne, e la stragrande maggioranza ha espresso la sua preferenza per Carmelo Pace, il "candidato unico".
Noi italiani, si sa, siamo così: del rispetto delle regole che ce ne fotte a noi.
Poi non lamentiamoci, però.