5 marzo 2010

Giorgio non firmare

Questa volta uso la richiesta che l'Italia dei Valori più volte ha rivolto al Presidente Napolitano: non firmare il decreto.
Questa volta è troppo grave, questa volta non si torna più indietro. Questa volta c'è di mezzo la pax sociale.
E questa volta, se il decreto dovesse passare, chi non sarà in piazza si meriterà una classe dirigente che si prende beffa di loro, che ha ridotto questo paese a uno zerbino a servizio dei potenti.
Questa volta, se passa, è un punto di non ritorno.


11 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao Giulia,
stavo giusto cercando di capire cosa diavolo stesse accadendo. Qui parlano di decreto INTERPRETATIVO, che in pratica non vuol dire nulla, nel senso che giustificano la cosa dicendo che non vanno a modificare la legge elettorale (che è una cosa anti-costituzionale) ma danno un'interpretazione univoca. A parte che, da una prima lettura veloce delle "modifiche interpretative", mi sembra di scorgere delle modifiche vere e proprie, e non solo interpretazioni della legge; ma anche se fosse, non è mica normale che obblighino i giudici ad interpretare la legge come dicono loro. Se puoi darmi qualche delucidazione maggiore te ne sarei grato, anche solo postando un link che spiega meglio la questione. Grazie.
LUCA

Anonimo ha detto...

Pare che Napolitano abbia firmato...........
Luca

flavio ha detto...

http://actarus.ning.com/profiles/blogs/in-nome-della-democrazia

Anonimo ha detto...

ops, scusami Giulia. Nella fretta non avevo visto che hai messo il link a repubblica.
LUCA

Max ha detto...

Napolitano è il presidente più inutile della storia d'Italia. Se non ha già firmato, firmerà...

Anonimo ha detto...

Scrivo a giochi fatti. Sinceramente mi sembra la prova di autoreferenzialità della politica.
L'art. 12 delle preleggi sancisce che "Nell'applicare la legge non si può ad essa attribuire altro senso che quello fatto palese dal significato proprio delle parole secondo la connessione di esse, e dalla intenzione del legislatore.

Se una controversia non può essere decisa con una precisa disposizione, si ha riguardo alle disposizioni che regolano casi simili o materie analoghe; se il caso rimane ancora dubbio, si decide secondo i princìpi generali dell'ordinamento giuridico dello Stato."...che bisogno c'era di fare un decreto interpretativo? Credo ormai che non esiste coscienza del limite.

Anonimo ha detto...

"E Berlusconi disse a Napolitano: scateno la piazza"

Fonte
Marco Conti: http://www.ilmessaggero.it/articolo_app.php?id=27117&sez=ELEZIONI2010&npl=&desc_sez=

«Non ho bisogno della tua firma». Duro, durissimo Silvio Berlusconi al Capo dello Stato è arrivato a prospettare non solo l’inutilità della sua firma sotto al decreto legge, ma anche l’uso della piazza per contestare «una decisione che priva del diritto di voto milioni di cittadini».

La tensione con Giorgio Napolitano della sera precedente è stato di una durezza tale che solo ieri mattina è stato - forse soltanto in parte - recuperato il rapporto tra i due grazie alla telefonata che ieri mattina Gianni Letta ha imposto al Cavaliere: «Chiama Napolitano altrimenti non ne usciamo». Il consiglio del sottosegretario e di qualche ministro è stato raccolto dal presidente del Consiglio solo nella tarda mattinata.

Ripristinato un clima di «confronto istituzionale», come ieri sostenevano alcuni deputati del Pdl, è ripresa una trattativa difficile e complicata dalla voglia del Cavaliere di ”mettere una pezza” anche sul pasticcio compiuto a Roma, mentre leghisti ed ex An mostravano qualche cautela in più nei confronti del presidente della Repubblica e si sarebbero accontentati di sanare le irregolarità milanesi.

Fini e Berlusconi però non ci stavano a veder sacrificato il Lazio per colpa di una baruffa interna al Pdl romano. Mentre il presidente della Camera si è però mantenuto in posizione defilata pur dando il suo via libera, il Cavaliere, sbollita l’ira nei confronti del partito, ha puntato diritto ad un provvedimento d’urgenza superando anche l’iniziale «niente decreto» che il ministro Maroni aveva pronunciato qualche giorno fa.

Proprio al ministro dell’Interno è toccato ieri il compito di scendere in sala stampa per spiegare il testo di un decreto che di fatto sana le irregolarità di Milano e permette al Pdl romano di presentarsi nuovamente negli uffici elettorali.

La trattativa con il Colle ha fatto slittare di oltre un’ora il consiglio dei ministri e il via-vai di bozze e note con i tecnici del Quirinale è andato avanti mentre il Cavaliere al telefono parlava ai partecipanti di una manifestazione elettorale. Trovata la quadra solo poco prima delle dieci di sera, è iniziato un consiglio dei ministri riunitosi a ranghi ridotti per le numerosissime assenze.

Intorno ad un tavolo oltre al presidente del Consiglio, i ministri Maroni, Calderoli, Meloni e La Russa. La discussione è stata breve anche perché la pattuglia dei ministri presenti aveva sperimentato nei giorni scorsi la furia del presidente del Consiglio. La stessa che la sera precedente il Cavaliere era riuscito a sbollire solo verso le due di mattina grazie alla compagnia di un gruppo di giovani che il presidente del Consiglio ha fatto salire a palazzo Grazioli per «una pizzetta».

Restano ora nel Pdl la preoccupazione per le conseguenze del braccio di ferro ingaggiato con Quirinale giovedì sera alla presenza dei ministri La Russa, Maroni, Calderoli e del sottosegretario Letta. «Per un momento ho temuto che venissimo sbattuti fuori - ha raccontato uno dei ministri presenti alla scena - i due non si sono nemmeno salutati».

Se per il ministro Gelmini «il decreto non è assolutamente un golpe», per Berlusconi rischiare di perdere un milione di voti e una regione era troppo pericoloso e in grado di compromettere anche la tenuta del governo. Il grazie che nella tarda serata di ieri il presidente del Consiglio tributa alle «istituzioni per la collaborazione» e non al Quirinale, la dice lunga sull’entità dello strappo"

Saluti
Giulio

Anonimo ha detto...

Max, il Presidente è utile e non inutile.

Che significa tanto lo firmerà?
poniamo il caso che avesse posto un veto, quale risultato avrebbe ottenuto?
Il decreto sarebbe, successivamente, passato a prescindere dalla volontà o meno del Presidente.
E' facile parlare.. A questo punto bene ha fatto il Presidente evitando che la situazione degenerasse ulteriormente.
il presidente ha cuore l'interesse dell'Italia e degli italiani ed è il garante di tutti. Fissiamocelo in testa!
Non è né di parte, né Ponzio Pilato.
Fino a questo momento ha svolto il proprio ruolo di garante e di Presidente in modo ineccepibile.
Lasciamolo lavorare che sta facendo, davvero, bene.

Riflettendoci bene è impensabile che una tornata elettorale si possa svolgere in assenza di uno dei maggiori partiti, ne va anche della democrazia.
Io credo che la soluzione andava ricercata tra maggioranza e l'opposizione e la maggioranza doveva ammettere, ne ha ancora il tempo, i propri errori e non prendersela anche con i cancellieri.

Saluti
Giulio

Anonimo ha detto...

Non possiamo ridurre la figura del Presidente al fatto che tanto se firmava non cambiava nulla. E poi perchè se le regole non fanno distinzione sul "bacino elettorale" delle liste che si presentano, lo dobbiamo invece rilevare o, meglio, far pesare in "corso d'opera"?
Se qualcuno ha fomentato gli animi o ha invelenito ilò clima, questi non saranno stati certo nè chi ha regolarmente admpiuto alle formalità della presentazione nè quelle liste che con meno clamore ma più dignità hanno accettato la loro esclsuione o hanno ricorso come contro l'esclusione con gli strumenti che la legge gli dava.
Sintomatico che episodi del mgenere capitano in Lombardia e Lazio e non in altre regioni dove pur il PDl si presenta insieme alla Lega (pensao al Veneto e al Piemonte)...forse questo vorrà dire pure qualcosa?
E poi, se un Presidente del Senato asserisce che la sostanza deve travalicare la forma quando questa è fine a se stessa, se poi un candidato dice che la burocrazia altera l'esercizio della democrazia e un parlamentare difronte ad un probabile pronuciamento del TAR (a ciò investito dalla legge e non per scelta arbitraria di una toga rossa) dichiara che un organo amministrativo non può intervenire su una questione politica...ci sarà pure il diritto di essere inc... con questi esponenti e questa parte politica? Possibile che le regole non abbiano proprio nessun valore? Se si vuole cambiarle ci sono tempi e modi, non certo a partita inziata o, in nome della ragion di stato, tutto è lecito? Se coloro che si identificano con la maggioranza (relativa, è bene ricordarlo) degli elettori un giorno escono fuori dicendo che il sistema elettorale o qualsiasi altra questione in tena di giustizia, limita o danneggia l'azione della maggioranza o del Governo democraticamente eletto, cos'altro dobbiamo o possiamo aspettarci?
Penso poi a quelle realtà locali (in Val d'Aosta o in Tirolo) che rappresentano una maggioranza quasi assoluta di certe, seppur limitate regioni...anche quelle hanno il diritto ad essere "comunque" rappresentate nelle varie competizioni elettorali, indipendentemente se sono riuscite a presentare le firme nei modi e tempi prestabiliti? O è solo la maggioranza PDL o PDmenoelle che merita questo privilegio?

Anonimo ha detto...

non succederà niente juliette..
andrà tutto avanti come prima.
qualche settimana di battutine su lassismi vari..e via avanti..
altro che pax sociale

Anonimo ha detto...

Purtroppo è arrivato il punto di non ritorno. Ponzio Napolitano ha dato conferma di essere la quarta colonna del governo (anzi, la terza visto che Fini è un pò come un cane in gabbia) invece che il garante della costituzione e di noi tutti.