Sono nata a Rimini il 13 febbraio 1984, da madre inglese e padre umbro. Durante i miei studi scientifici ho partecipato al programma di scambio culturale e sono finita per un anno a Las Vegas, USA. Continua a leggere
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Non so se sia casuale la scelta del termine "riciclaggio" che sembra alludere ai sempre più diffusi interessi, nel settore-ambiente (recupero rifiuti) della criminalità organizzata, tuttavia l'idea del "recupero" (normativamente più corretto come termine) sembra comunque subordinato all'interesse delle aziende cui è affidato il servizio. Sono fortemente perplesso dal fatto che, a fronte di una ambiziosa riforma della normativa ambientale (basti pensare al travagliato iter del D.Lgs. 152/2006, il c.d. "testo unico dell'ambiente"), rimane da capire come mai - nei nostri centri, soprattutto quelli medio-grandi e grandi - questo settore sia più disciplinato dalle direttive delle aziende che gestiscono il servizio piuttosto che dalle disposizioni di settore. Ultimamente abbiamo la "grande" rivoluzione del SISTRI che, in linea di principio, è un progetto ambizioso ed efficace. Ma già ci sono le prime proroghe, già emergono le prime curiosità (a fronte di un regime che dovrebbe portare all'abolizione di tutto il regime cartaceo della filiera rifiuti, manca - oserei dire incredibilmente - un regime sanzionatorio per questa nuova procedura, per l'appunto il SISTRI)...insomma sembra che si sia fatto il passo più lungo della gamba, anche se la direzione è quella giusta. E poi, a cosa serve un regime semplificato (D.M. 05.02.1998) per il recupero dei rifiuti se risulta ,quasi sempre, più "rigido" e garantista dell'ambiente dell'ambiente, rispetto al cc.dd. "regme ordinario"? Siamo in un periodo in cui si discetta di sotanza che deve prevalere sulla forma, ma se non abbiamo una coscienza matura che non deleghi alla Legge la sua formazione o maturità, allora possiamo discutere tanto o avere anche le norme più perfette possibili, ma non servirà a nulla...e l'ambiente, una volta danneggiato, difficilmente può essere riportato all'antico splendore
2 commenti:
Non so se sia casuale la scelta del termine "riciclaggio" che sembra alludere ai sempre più diffusi interessi, nel settore-ambiente (recupero rifiuti) della criminalità organizzata, tuttavia l'idea del "recupero" (normativamente più corretto come termine) sembra comunque subordinato all'interesse delle aziende cui è affidato il servizio.
Sono fortemente perplesso dal fatto che, a fronte di una ambiziosa riforma della normativa ambientale (basti pensare al travagliato iter del D.Lgs. 152/2006, il c.d. "testo unico dell'ambiente"), rimane da capire come mai - nei nostri centri, soprattutto quelli medio-grandi e grandi - questo settore sia più disciplinato dalle direttive delle aziende che gestiscono il servizio piuttosto che dalle disposizioni di settore.
Ultimamente abbiamo la "grande" rivoluzione del SISTRI che, in linea di principio, è un progetto ambizioso ed efficace. Ma già ci sono le prime proroghe, già emergono le prime curiosità (a fronte di un regime che dovrebbe portare all'abolizione di tutto il regime cartaceo della filiera rifiuti, manca - oserei dire incredibilmente - un regime sanzionatorio per questa nuova procedura, per l'appunto il SISTRI)...insomma sembra che si sia fatto il passo più lungo della gamba, anche se la direzione è quella giusta.
E poi, a cosa serve un regime semplificato (D.M. 05.02.1998) per il recupero dei rifiuti se risulta ,quasi sempre, più "rigido" e garantista dell'ambiente dell'ambiente, rispetto al cc.dd. "regme ordinario"?
Siamo in un periodo in cui si discetta di sotanza che deve prevalere sulla forma, ma se non abbiamo una coscienza matura che non deleghi alla Legge la sua formazione o maturità, allora possiamo discutere tanto o avere anche le norme più perfette possibili, ma non servirà a nulla...e l'ambiente, una volta danneggiato, difficilmente può essere riportato all'antico splendore
L'unico riciclaggio efficiente in Italia, è quello di soldi sporchi.
Il resto serve ad ingrassare le cosche.
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