7 aprile 2010

No al ricambio "generazionale"

Dopo le elezioni, ci si dà un gran da fare per capire quello che non è andato (centrosinistra) e quello che è andato molto bene (Lega).
Anche Debora Serracchiani si butta in questa analisi dal suo blog:
Ho sentito con le mie orecchie autorevoli dirigenti sostenere che il problema del ricambio generazionale è sopravvalutato, oppure che “non è il problema”. Non sono d’accordo. Dobbiamo metterci in testa che al Partito democratico la gente chiede prima di tutto il coraggio di rinnovarsi, di darsi delle regole di comportamento, dei modelli di selezione e di formazione. Di darsi obiettivi chiari e di comunicarli con parole chiare. Insomma, di darsi un compito.
Insomma, in poche parole si chiede al Partito democratico di fare il partito. Su questo tutti d'accordo. Sarebbe già un bel passo in avanti.
Chi può farsi interprete, dentro il PD, di questa esigenza vitale? C’è stato un momento in cui si è parlato dei famosi quarantenni del PD, c’è stata la stagione dei “piombini”, dei “lingottini”.
Il Pd ha una capacità innegabile: di rendere negativo anche ciò che c'è di positivo, attraverso denominazioni respingenti. Andando oltre e lasciando in secondo piano, quindi, le varie terminologie, fra i ragazzi presenti a Piombino, c'erano sicuramente persone di talento e su cui riversare speranze per il futuro (e anche il presente). Il primo che mi viene in mente è Civati. Ma come fare per fare emergere queste persone, per costruire quel di più che serve per non essere solo i "piombini" o -ini vari?
E, se posso, c’è anche una certa Serracchiani, e ogni tanto qualcuno le chiede che fine abbia fatto. Beh, sono qua, e quello che succede intorno a me, dentro e fuori il partito, mi preoccupa. Stavolta non dobbiamo stare a guardare.
Chi parla di sé in terza persona lascia sempre un po' il tempo che trova.
Comunque, siamo in molti a essere preoccupati, e non bisognerebbe mai stare a guardare, questa come le altre volte.
Ma siccome serve a poco guardare e commentare pensosamente questo scenario, penso che se quella generazione ha proposte per il Partito democratico, ora è il momento di tirarle fuori. A intervalli, i riflettori si accendono su qualche giovane di belle speranze che sembra destinato a rianimare il partito; i media lo chiamano “astro nascente” e dopo una breve ribalta, puntualmente le luci si spengono e tutto rimane come prima.
E questo dovrebbe far riflettere. Perché gli italiani si lasciano sempre trasportare da una figura profetica, da un salvatore che dovrebbe trascinarli verso un mondo (o un partito) migliore? Un modo di pensare simile è ingenuo quanto deleterio. E finché non capiremo che ciò che va cambiato è un sistema nel suo complesso e le regole che lo caratterizzano, non potremo mai "essere salvati".
Dovremmo aver imparato la lezione: i leader di domani, ma soprattutto la politica di domani, non nascerà se non sarà frutto di uno sforzo generazionale collettivo. Occorre che ci ritroviamo e che ci parliamo, pubblicamente e schiettamente, per capire come aiutare il Partito democratico a uscire da un’impasse.
Sforzo generazionale collettivo? Non sono d'accordo. I generazionalisti sono coloro che ritengono che i problemi della politica si possano risolvere attraverso un "ricambio generazionale". Senza fare nomi, ma da chi vi sentite più rassicurati: da un Bersani o un Fassino di oggi, o da quelli che sono sotto di loro e che aspettano soltanto che arrivi il loro turno, seduti su una poltrona e dicendo: ci vuole un ricambio generazionale?
Leggo da molte parti: finalmente una "faccia nuova", ci vogliono "persone nuove", abbiamo bisogno di "ricambio generazionale".
Ci sono poche cose che mi spaventano di più di affermazioni di questo tipo.
Perché fanno presagire ormai che la politica sia arrivata a un punto talmente basso, che davanti a personaggi che comunque portano con sé una storia e un'esperienza, si sia talmente disperati da preferire comunque una faccia o una novità.
E' vero, è ora di rimboccarsi le maniche.
Ma questo appello non è rivolto a chi è nato lo stesso anno, o è dello stesso segno zodiacale.
L'appello di un impegno in prima persona è rivolto a tutti coloro che non si accontentano di scendere in piazza se chiamati a presenziare, o di schierarsi per questo o quell'individuo, che imbarazza soltanto ad ascoltarlo (mi capita spesso, soprattutto davanti ad alcuni ospiti di Ballarò).
A chi sente un'esigenza di cambiamento, che non è di facciata, ma di visione politica, di regole, di sistema, di risposta alle esigenze reali. Una risposta che deve provenire da persone preparate e volenterose.
La politica deve tornare a essere una cosa di tutti, in cui tutti si sentano chiamati in causa.
Ecco, spero che siamo in tanti a sentire questa esigenza.
E spero pure che siamo di qualunque età.



4 commenti:

blogus ha detto...

la lega ha vinto con i giovani, ma si sono rivelati giovani presi pari pari dal medioevo (e a volte figli di papà).
Nei successi e insuccessi ci sono più dinamiche ovviamente (nel caso della lega, clientelismo+xenofobia) ma per il PD il problema ricambio c'è.
Più che generazionale, di contenuto ovviamente: ad esempio, mi piaceva Franceschini, pur essendo televisivamente un robottino, disse tipo "prendo su di me le colpe di chi mi ha preceduto per non aver fatto la legge sul conflitto di interessi"

Ecco .. poi l'hanno fatto fuori ..

Macaronì ha detto...

Giulia, scusa ma nno capisco dove vuoi andare a parare questa volta. Sembra un pò utopistico quello che dici. E temo che, senza volerlo, faccia il gioco dei vecchi baroni della politica.

Nel PD esiste un problema generazionale. I capi sono gli stessi da 20 anni e non vogliono schiodare. I famosi "perpetuti" di cui parla "Scalfarotto". Quelli che non schiodano. Vittoria o sconfitta. Lì stanno e vanno accumulando sconfitta su sconfitta.

E' necessario un cambio di guardia. Un cambio che deve essere al contempo generazionale e di mentalità.

Gli eletti del PD al consiglio regioanle del Lazio sono tutti maschi con un età media di 51 anni. Ora non vorrà dire nulla. Forse no. Forse si.

La classe politica di oggi ha difficoltà nel fare le famose riforme, anche perchè forse ha difficoltà a proiettarsi nel domani.

Dire che è necessario uno "sforzo generazionale" significa giocare di squadra e non puntare su una persona. Un nome. Un leader salvifico.

Al Partito Radicale questo problema non esiste, visto che in fodno c'è sempre stato un ricambio. Ma PR a parte in Italia il problema è evidente.

Evidentemente, e su questo ti raggiungo non è solo un problema di età (che c'è) ma anche un problema di mentalità.

Macaronì ha detto...

@cantine: centri il punto. I contenuti inanzitutto. Verissimmo. Ma il problema di ricambio, nel PD, esiste eccome.

corrado ha detto...

@giulia:
il post della serracchiani è sconfortante, pure povero se vogliamo, ma, oltre ad evidenziarlo e criticarlo, vanno fatte delle aggiunte.
intendo dire:

- il pd deve portare a termine un percorso che si è del tutto arenato. non è solo :fare il partito, ma scegliere "che partito essere", perchè ancora, onestamente, non s'è capito.

-viene spesso citato Civati, che però ha avuto la capacità innegabile in un momento di forte aspettativa di:
a) non candidarsi alla segreteria
b) scegliere una mozione che non solo era senza speranza, ma che anche in caso di vittoria, aveva l'opzione di Bettini e di quellla classe dirigente romana che tanto "bene" ha fatto alla capitale.
non mi sembrano due mosse "promettenti"

-il discorso della figura profetica andrebbe rivolto alla dirigenza del pd. è questa infatti che, incapace di dare una visione politica(torniamo a punto: che partito vuole essere il pd??), preferisce puntare sulla figura popolare di turno, salvo poi "segarla" appena arriva una sconfitta. provano a imitare il modello del centrodestra, con la differena che berlusconi se perde non può essere segato visto che il partito "è suo".

-non mi piace il "partito" dei generazionalisti, sono d'accordo con te. e penso che l'esperienza sia una risorsa.
detto ciò, è pur vero che in politica come in altri campi chi sbaglia dovrebbe pagare(tipo tanto decantata "cultura del metodo"), e una classe dirigente , a esser generosi, non all'altezza, andrebbe sostituita.
è grave anche il fatto che questi dirigenti non sappiano come far venire fuori dei giovani in grado di sostituirli nel futuro(non credo al fatto che i 40enni /30enni di oggi siano inetti), o comunque di non aver fiducia nelle capacità di quest'ultimi.

emblematico il caso romano: 15 anni al potere, e in 2 elezioni consecutive(sindaco e regione) il pd ha dovuto ritirar fuori una figura cotta come Rutelli e Emma Bonino che, seppur ottima, non è membro del partito. queste sono colpe gravi. una dirigenza non può fare finta di nulla e continuare a stare al propio posto.


ps.un pò prolisso, lo so
pps. nella speranza che non sia la serracchiani il ricambio