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17 agosto 2011

Da Facebook

1) Che bello godersi l'"inverno" di Sao Paulo in maglietta e con un sole che spacca le pietre!
2) Sao Paulo 2/Fico mangiarsi il maracujà ascoltando De Andrè.
3) Un'americana che fa il PhD a Harvard, dopo aver scherzato sul bunga bunga, mi ha chiesto: "in Italia una ragazza che va all'università viene vista male?". Siamo ridotti a questo.


30 luglio 2011

Cena

Ho cenato con un pacchetto di patatine sdraiata sul letto. Per soddisfare il languorino rimasto pensavo di attingere ai resti del giapponese in frigo. Molto American.


23 luglio 2011

New York-Washington: neanche andata

Sono sul pullman che mi porta a Washington, e nel mezzo di un ingorgo che ci sta tenendo bloccati da mezz'ora finalmente trovo il tempo per mettere in fila quello che ho visto.
Qui a New York vedere equivale a vivere. Non sono abituata a stare ferma, e solitamente mi annoio facilmente. Ma qui no. Potrei stare seduta per delle ore su una panchina e guardare la gente che passa. Per la cronaca (visto che mi sono già piovute addosso critiche sulla "precaria che deve campare e che va a New York a passare le sue vacanze" - come se ci fosse qualcosa di male qualora fosse questo il caso) sono qui per lavoro, e infatti ancora sono riuscita a vedere molto poco, ma quel poco che ho visto lo voglio condividere con voi.
Ho visto palazzi così alti che mi ha emozionata l'idea che un qualsiasi punto nel mondo possa essere così attraente per così tante persone, tanto che bisogna rincorrere il cielo per farcele stare tutte.
Ho visto tante città diverse, una dietro l'altra, e bastava girare l'angolo per vederne una nuova.
Ho visto tanti mondi nella stessa città: gli italiani (o quel che ne è rimasto), i cinesi, tutti insieme in un parco che giocavano a carte, ed erano tutti molto vecchi. Ho chiesto le indicazioni per il ponte di Brooklyn a uno di loro e mi ha risposto in cinese. Di fianco a loro c'erano le mamme con i loro bambini, anche loro tutti insieme e alcuni che parlavano in inglese, altri in cinese.
Ho visto tutti che vanno in giro con un bicchiere in mano, e allora mi sono affrettata anche io a prenderne uno. Mi sono talmente immedesimata che la sera, quando normalmente avrei preso un bicchiere di vino, d'estate bianco, ho ordinato invece un decaffeinato con latte scremato (ovviamente da Starbucks). E poi ho pure fatto una foto al bicchiere, e ho pensato che ero proprio come quegli americani che arrivano in Italia e fanno la foto al loro cappuccino.
Ho visto i due ragazzi più tatuati e con più piercing che avessi mai visto prima. Volevo chiedere se potevo fare una foto, ma non sapevo come l'avrebbero presa.
Ho visto le fighette newyorchesi, che alla fine si vestono tutte uguali, con dei pantaloncini a gonna, delle magliettine leggere (alcune con dei gilet sopra) e tutte con le scarpe basse.
Ho visto dei tatuaggi bellissimi che quasi mi fanno venire la voglia di farmelo (ma non vi preoccupate, non me lo faccio).
Ho visto un parco con un arco che imita un po' i nostri dedicato a Washington, e dietro quell'arco ragazzi sparsi qua e là che insieme suonavano: ho contato più o meno 10 band, e tutte attrezzatissime come gruppi professionisti, e fra di loro sfrecciavano ragazzi con lo skateboard o con la bicicletta che tenevano il ritmo.
Ho visto una delle più belle viste dal ponte di Brooklyn.
Ho visto che per prendere un taxi basta mettersi al lato della strada e alzare la mano con fare deciso.
Ho visto 10 ragazzi messicani in fila come in una catena di montaggio per preparare le insalate, con una velocità che mi ha impressionato.
Ho visto che un cocktail può costare 16 dollari, ma che se lo bevi è molto buono.
Poi ho visto che puoi andare in un bar dove si conoscono tutti, e poi c'è quello che dorme sul bancone e che prima di addormentarsi ti racconta che sta costruendo il palazzo residenziale più alto di New York, dove l'attico costerà 75 milioni di dollari. Ti credo che era stanco. Poi per 2 drink in questo posto più genuino la barista ti chiede 10 dollari (ma le devi lasciare 5 di mancia).
Ho visto più biciclette che a Roma e Milano messe insieme.
Ho visto un ragazzo vestito da aiuto cuoco che smistava l'immondizia in mezzo a un semaforo e che per un attimo si era fermato, per seguire con lo sguardo delle ragazze bionde che attraversavano la strada.
Ho visto gli scorci più belli quando attraverso la strada, e guardo i palazzi che si parlano uno davanti all'altro.
Ho visto uomini che hanno una carretta dove magari vendono hotdog, e quello è tutto ciò che hanno.
Ho visto molti ragazzi con i pantaloni che arrivano un po' sopra la caviglia (dalle mie parti si direbbe con l'acqua in casa) che hanno piacere a mostrare i calzini, e magari anche occhiali da vista con una bella montatura retrò, e la riga da una parte.
Ho visto un quartiere, Brooklyn, dove la gente si saluta per strada, va a comprare il pane al panificio e il pesce dal pescivendolo.
Oggi in metro ho visto un ragazzo con la kippah che leggeva un testo in ebraico.
Ho visto gli scoiattoli a Manhattan, e gli uccellini nel parco che stanno con la bocca aperta. Ho pensato che fosse l'efficienza americana che li fa stare così, in modo da acchiappare al volo eventuali briciole dai passanti.
Ho visto la fila più lunga della storia per prendere il pullman, con gente che urlava per dire in che fila bisognava mettersi.
Ho visto così tante cose che ho pensato che è un peccato non ricordarsele tutte, e che d'ora in poi dovrò girare con un taccuino per non perdermi niente.
Ho visto tutte queste cose e ho scritto tutto quello che ho visto, e il pullman ha fatto solo 50 metri. L'autista ha appena annunciato che il tunnel che avremmo dovuto prendere per uscire dalla città è chiuso, e "dovremo trovare un altro modo".
Chissà se vedrò Washington.

N.B. Non sono ancora arrivata a Washington. Dopo un'ora di fila con 40 gradi e dopo 30 minuti di attesa all'interno del pullman con 50 gradi, abbiamo cominciato a girare per New York senza senso, perché il tunnel, appunto, era stato chiuso. L'autista decide di fermarsi, forse perché non reggeva più lo stress, rubando un'altra ora della nostra vita. Finalmente ripartiamo e usciamo da New York. Io mi addormento. A un certo punto l'autista annuncia che "per la legge americana lui ha oltrepassato le ore di guida", quindi dobbiamo fermarci e aspettare un altro autista. Poi ci hanno fatto scendere tutti dal pullman e salire su un altro pullman. Ora siamo nel pieno di un ingorgo in the middle of nowhere.
Se mai arriverò a Washington, ci arriverò sotto forma di cubetto di ghiaccio, causa aria condizionata contro i diritti umani.


20 luglio 2011

Regime a New York

Ascoltare la rassegna stampa di Bordin mentre fai colazione a New York: non ha prezzo.


Prime ore a New York

Appena arrivata a New York, ubicata a Brooklyn. Le cose che mi hanno colpita: in taxi un video manda la pubblicità a tutto volume; per pagare con la carta di credito firmi sullo schermo; le ciliegie costano 11$ (che ho sborsato); in libreria vendono il cioccolato (e il gelato fuori frigo...); ho chiesto indicazioni a un commesso, ma era Spanish speaker only; nella "gelateria da Gino" gelatai solo sudamericani.
Vi terrò aggiornati sulle cose sorprendenti che vedrò live.