
Va bene il pluralismo, ma sembra che nel Pdl non ci sia molta chiarezza su come rilanciare il turismo nel nostro paese.
Ad aprire le danze è stata
Mariastella Gelmini, che non è il ministro del turismo, badate bene, bensì dell'istruzione:
Posticipare l’apertura dell’anno scolastico [a dopo il 30 settembre] potrebbe aiutare molte famiglie e dare anche un aiuto al settore turistico. [...] Il nostro paese vive di turismo e a settembre si possono avere migliori opportunità economiche per le vacanze.
Mah, la neomamma Gelmini mi sembra un po' distante dalle altre mamme lavoratrici, che con un posticipo del genere, sarebbero costrette o a lasciare il lavoro, oppure a far trascorrere ai bambini il periodo di vacanza davanti alla tv. Ah, giusto, ne sarebbe felice il premier. Che ingenua.
Nel frattempo la Lega si organizza, e vuole dissuadere gli italiani dall'andare nella capitale. Il
Consiglio dei ministri, infatti, ha varato il "
contribuito di soggiorno" per le strutture ricettive della città di Roma, fino all'importo massimo di 10 euro per notte, che dovranno versare i turisti.
Berbabò Bocca, presidente di Federalberghi, commenta
così:
È un'assurdità. È incredibile che anziché penalizzare quelli che visitano Roma di passaggio, senza lasciare alcuna ricchezza, finiscano nel mirino i turisti che invece la arricchiscono soggiornando negli alberghi, costringendoli a pagare una tassa. Mi sembra di ricordare che questo governo avesse nel suo programma l'abbassamento dell'Iva per gli alberghi, che al contrario sono rimasti fermi al 10%, contro il 5 della Francia e il 7,5% della Spagna.
Amici, non tutto è perduto, però. Per chi ha a cuore il turismo ci pensa Michela Vittoria Brambilla, la ministra preposta alla
promozione del nostro paese:
Al prossimo Consiglio dei ministri presenterò un disegno di legge per promuovere e sostenere lo sviluppo del turismo del golf con la nascita di nuovi campi da gioco e strutture ricettive in Italia.
Con la crisi economica e i tempi che corrono, tale norma cade proprio a fagiuolo.
Che tempismo. Ma soprattutto, che confusione.