Purtroppo della politica riminese non so molto, ma solo le cose basilari: ha sempre governato la sinistra, e cioè il Pd. Ora, non è che le cose nell'amministrazione di Rimini vadano malissimo, ma neanche molto bene: ogni tanto quando ti fai il bagno in mare ti ritrovi accerchiato dalla merda gettata lì dentro dagli alberghi, gli imprenditori costruttori sono grandi amici degli amministratori, con tutte le conseguenze sul verde della città, e gli eventi culturali - eccetto le ottime mostre del Castel Sigismondo e la riapertura delle rovine romane della casa del medico - lasciano un po' a desiderare.
I Radicali a Rimini non sono candidati, e questo lascia davanti a me una prateria. Per informarmi ho chiesto sia agli amici radicali, sia agli amici amici, che ne pensassero dei candidati. Tutti erano d'accordo su un punto: che il candidato sindaco del Pd, tale Andrea Gnassi, brilli soltanto per una carriera lineare all'interno del Pd e nelle istituzioni in cui ha precedentemente lavorato. Un uomo di partito, insomma, che però ha scelto come slogan la seguente frase: "voltare pagina". Scelta molto infelice, se si considera che in queste elezioni è proprio lui l'elemento di continuità. E queste informazioni mi bastano, almeno per il primo turno, per non votarlo. Chiaramente Gnassi è vittima anche del mio voler impartire una lezione al Pd, e quindi non se ne voglia troppo.
Altri mi hanno detto che proprio per segnare un taglio netto con il passato avrebbero votato per il candidato del Pdl, Gioenzo Renzi, uno che lavora in banca e che in politica ha fatto strada nell'MSI: si candida sempre a ogni elezione, ben consapevole che tanto non ce la farà. Questa scelta, però, mi sembra molto superficiale: è lo stesso Berlusconi ad aver detto che queste non sono elezioni amministrative, bensì un test nazionale, ed è quindi lui che le ha trasformate in un referendum sulla sua persona. E come si fa, dopo il bunga bunga, la Minetti (riminese) e le accuse di terrorismo ai magistrati che rischiano la vita per garantirci giustizia, a votare ancora per lui? No, se così stanno le cose, preferisco tenermi 1000 burocrati di partito del Pd, che non il Renzi che viene dalle banche.
E allora, cari amici, tolti di mezzo i due big, la mia scelta alla fine va come segue:
Candidato sindaco: Fabio Pazzaglia, di SEL.Candidato consigliere comunale: Ciri Ceccarini, di FLI.
Fabio Pazzaglia era consigliere comunale con il Pd, ma dopo dissensi su cementificazione e inquinamento se n'è andato. E' su una sedia a rotelle a causa della distrofia muscolare, e nonostante questo è impegnatissimo sia in politica che in cooperative che aiutano i disabili. Non sono una fan di SEL, soprattutto se penso che ci sono molti reduci di Rifondazione comunista, ma altre due liste di vetero-comunisti appoggiano altri candidati, e Pazzaglia è uno che ha dimostrato sul campo che non si piega ai compromessi e che si batte per una Rimini più verde. Anche il suo programma è convincente.
Al consiglio comunale, invece, vado per Ciri Ceccarini: cantautore, attivista omosessuale, vittima due anni fa di un'aggressione omofoba, ha dichiarato: "Voglio battermi per i più deboli, per gli anziani e gli extracomunitari. Sono rimasto affascinato da Futuro e Libertà perché è di stampo liberal, europeo, giovane". E poi dare un po' di vigore a FLI, che qualche errore l'ha pure commesso, ma che ha dato lo sgambetto iniziale al PDL cui ha seguito il suo inesorabile declino, male non fa. E in una città a quasi-monopolio rosso, un po' di alternanza è solo sale per la democrazia.
Infine, so che i grillini faranno un risultato enorme a Rimini, e so che sono molto attivi nella città. Li ringrazio per la vitalità che stanno portando in questi ultimi anni alle elezioni e per l'esperimento di democrazia partecipativa che sostengo fortemente e che, come ha detto Celentano, costituisce il futuro. Ma io non posso dare la mia fiducia a chi quotidianamente getta merda sulle istituzioni, inneggia alla violenza ("non fateci incazzare che poi sono guai, avete capito?! State attenti!") e denigra il confronto politico perché lui fa solo "monologhi". Per me il problema dei grillini è proprio Grillo, e che loro mi rispondano che lui non è il leader, ma che "lo siamo tutti noi", è una grandissima falsità. Basta leggere l'art. 3 del "non-statuto": "Il nome del MoVimento 5 Stelle viene abbinato a un contrassegno registrato a nome di Beppe Grillo, unico titolare dei diritti d’uso dello stesso".
Tutto il resto è noia. Buon voto!