Visualizzazione post con etichetta informazione. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta informazione. Mostra tutti i post

17 ottobre 2011

Non è il regime

La violenza degli indignati contro Pannella, che potete vedere in questo video, mi fa ribrezzo e va condannata. Ma se i cittadini ricevono messaggi distorti della politica radicale ne devono rispondere prima di tutto i Radicali.



30 marzo 2011

Se telefonando...

In meno di 24 ore migliaia di telefonate alla Commissione di vigilanza per chiedere a Zavoli di dire no allo stop dei talk show!
Fai anche tu la tua telefonata!


10 marzo 2011

Per chi non c'era




Manuale del buon alternante televisivo

‎"Minzolini è un fazioso sano, Paragone, poverino, è lassù... Se si perde una puntata di Santoro e Floris la signora Maria di Vigevano non va in tilt": ecco a voi il guru Rai Alessio Butti che vuole i conduttori a targhe alterne!
Peccato però che sia il canone Rai che lo stipendio di questo signore lo paghiamo noi... Ma questo non interessa a nessuno.


9 marzo 2011

Vi piaccio in versione Vespa?


Oppure: vi piace Vespa in versione bionda?
Qui la parte seria della storia.


Oggi no al bavaglio!

Già domani il Parlamento potrebbe votare per i CONDUTTORI A TARGHE ALTERNE!
Unisciti al SIT-IN oggi alle 13.30 in difesa della libertà d'informazione: opponiamoci al bavaglio alla tv!


9 dicembre 2010

Il regime dell'insulto


Questo video mette qualche dubbio sulla validità della tesi del "regime dell'informazione" che escluderebbe i Radicali: non è che invece i giornalisti non hanno voglia di farsi insultare e basta?


23 settembre 2010

Waka waka Minzolini

Un altro buon motivo per lasciare Minzolini lì dov'è: stimola una grande creatività dei cittadini!



15 luglio 2010

Pio pio - il giornalismo che non morde

Per quel che può valere la mia opinione, ritengo Marco Imarisio un buon giornalista.
Non è quindi colpa sua se l'intervista che ha fatto a Denis Verdini, e che è pubblicata a pagina 3 del Corriere della Sera, parta così:
Vietata ogni domanda "giudiziaria", si parla solo di politica. Anche se, davvero, è inevitabile non cominciare dlala presunta P3 e affini.
Conseguentemente, le domande sono del calibro:
Riconosce però che le inchieste l'hanno molto indebolita?
Amareggiato?
Inchieste a parte, lei non ha davvero nulla da rimproverarsi?
Ammetterà che non tutti possono essere d'accordo con questa visione.
Come finirà per lei?
Capito? A Denis Verdini, deputato della Repubblica e coordinatore del maggiore partito italiano, attualmente coinvolto in quella che sembra la nuova P3, non è lecito fare domande "giudiziarie". O meglio, gli si offre la terza pagina del principale quotidiano nazionale per parlare solo di "politica".
Il giornalismo in Italia è proprio strano: non si capisce se è più importante il lettore o il soggetto dell'articolo.
E senza un giornalismo cane da guardia, non bisogna poi sorprendersi che uno come Verdini non si senta politicamente obbligato a dimettersi. Tanto può parlare di quello che gli pare.



9 luglio 2010

Contro il ddl (ma anche contro la disinformazione)

Ecco la mia adesione allo sciopero contro il ddl intercettazioni: denuncio come l'informazione in tv oggi proprio non funzioni anche senza il ddl. Nel giorno dello sciopero, sul quale posso ritenermi d'accordo per tentare di svegliare le coscienze di quelli che al tema non si sono finora appassionati, sarebbe utile che i giornalisti facessero un po' di autoanalisi, soprattutto quelli televisivi, che hanno una maggiore responsabilità sulle loro spalle, visto che l'80% degli italiani si informa attraverso la tv.
Simone Sapienza ha monitorato i telegiornali di mercoledì, il giorno della manifestazione degli Aquilani a Roma. Poi non c'è da sorprendersi se sono incazzati neri.
TG1 ore 20
5° servizio, dopo tutta la politica.
Enfasi del conduttore nell'annunciare la risposta del Governo sugli arretrati: “i contributi non versati verranno ridistribuiti in 10 anni”. Non viene spiegato che le tasse restano. La maggior parte del servizio è sugli scontri. Viene letto nel finale il comunicato di Manganelli: “scontri provocati da un area antagonista estranea ai terremotati”. Nessuna voce ai sindaci e alla richiesta di rinvio dell'inizio del pagamento delle tasse e per la zona franca.
TG2 ore 20.30
Servizio di apertura.
Sui titoli del tg rientra la dichiarazione di Letta: “Potranno pagare le tasse in 10 anni”. Ai manifestanti è data voce ma non per gli obiettivi. Chiedono solo di “non far morire la città” e “tempi certi per la ricostruzione”. Anche in questo tg il comunicato del Governo è risolutivo. La giornalista conclude che “la protesta non si è svolta invano” e legge il comunicato del Governo.
TG3 ore 19.00
Primi due servizi.
Ci sono le proposte degli aquilani. Non ci sono politici ed istituzioni, non c'è il comunicato del Governo, né quello della Questura.
TG4 ore 18.55
Non è nei titoli di apertura.
Viene solo letto all'interno del telegiornale questo testo a commento delle immagini degli scontri:
"L' opposizione sceglie la piazza. Oggi gente guidata da Antonio Di Pietro, gente venuta dall’Abruzzo (ndr. non si dice mai l'Aquila) per protestare contro i ritardi nella consegna delle case. Sono stati fronteggiati dalle forze dell’ordine. Ci sono stati purtroppo due contusi. Hanno forzato un blocco della polizia per avvicinarsi a Palazzo Grazioli (ndr. prima di tutto per arrivare davanti al Parlamento) dove il Presidente del consiglio ha i suoi uffici e dove oggi c'era il vertice. Le ferite dell’Abruzzo sono state quasi tutte sanate grazie agli impegni del governo e alla solidarietà di tutti. Protagonista delle gazzarre, mi spiace dirlo è sempre Di Pietro. Alla gente di Abruzzo esprimiamo solidarietà perché nei momenti del terremoto e del dopo terremoto sono intervenuti tutti, è intervenuto il governo, sono intervenuti anche paesi stranieri, è intervenuta anche la vostra solidarietà, a chi però [pausa] era oggi ad aggredire le forze dell’ordine noi diciamo no".
TG5 ore 20
2° servizio.
La conduttrice nel presentarla conclude: “E' di poco fa la notizia che il Governo ha deciso di diluire in 10 anni le tasse in sospeso”. Questo tg parla di “1 migliaio di manifestanti guidati dal comitato 3.32 considerato vicino alla sinistra radicale. Con loro anche la curia e altre associazioni” (ndr. non si fa cenno alle istituzioni locali). Le proposte espresse dai manifestanti intervistati sono solo soldi per la ricostruzione. Il servizio si conclude con la versione di Manganelli: “secondo la Questura c'erano infiltrati dei centri sociali”.
STUDIO APERTO ore 18.30
La notizia è dopo la cronaca nera e il servizio è quasi esclusivamente sugli scontri. La conduttrice conclude in studio che “il Governo sta valutando di posticipare il pagamento delle tasse”.
SKY tg24
4 servizi.
Ma anche qui non c'è spazio per il sindaco de L'Aquila, per le voci istituzionali o per parlare delle proposte specifiche della manifestazione.
Qui la versione originale della sua analisi.
I Radicali hanno ragione a denunciare il regime dell'informazione in Italia, che oltre al sistema spartitorio delle cariche in Rai, è degenerato anche per il conflitto di interessi e per il controllo da parte di pochi e potenti gruppi editoriali.
Questi signori dei tg, oggi, manifestano contro il ddl intercettazioni. Troppo facile denunciare i paletti che si vogliono mettere dall'esterno all'informazione, quando al suo interno ci sono muri interi che bisognerebbe abbattere.
Cominciamo la riforma da noi stessi. Solo dopo possiamo cercare di cambiare gli altri.



21 maggio 2010

So' arrivati li ammerigani


Non vogliamo che succeda niente che impedisca ai magistrati italiani di continuare a fare l'ottimo lavoro fatto finora.

Se addirittura sono costretti a scendere in campo gli americani, vuol dire che l'abbiamo fatta fuori dal vaso.


19 aprile 2010

Virus

Al Comitato nazionale di Radicali Italiani ho espresso la mia contrarietà all'art. 3, comma 9, del regolamento Beltrandi, in cui prevedeva che le tribune politiche potessero essere trasmesse "anche in sostituzione" delle trasmissioni di approfondimento.
Ritengo infatti che i Radicali, contro la partitocrazia e le sue conseguenze nefaste sul paese, dovrebbero essere i primi difensori dell'informazione libera. E dell'informazione che non si ferma e non si arresta, neanche per fare spazio alle tribune: il diritto di cronaca non deve avere ostacoli.
Il discorso cambia se non si considerano Annozero, Ballarò, Porta a porta, etc., programmi di informazione: in tal caso la battaglia dovrebbe riguardare il trasferimento di quei programmi negli spazi della comunicazione politica (la differenza ha valore per la legge, che distingue fra comunicazione e informazione).
Con sorpresa ascolto il commento di Marco Pannella nella sua conversazione settimanale con Massimo Bordin:

Bordin: Tu dici: c'è stata un'unità, non sono emerse critiche sostanziali, non ci sono state posizioni contrapposte. Questo è sicuramente vero. Però, appunto, pescando, giusto per amor di dibattito e cercando spunti, un paio di cose forse si possono trovare. Da un lato la questione dell'informazione televisiva, un intervento di Giulia Innocenzi, che si è tirata diverse critiche, e la questione ancora della proposta di regolamento, poi approvata, da parte della Commissione di vigilanza, su stesura di Marco Beltrandi. Ha creato un po' di dibattito, a un certo punto, ecco.

Pannella: Sì. Io l'ho trovato evocato in due o tre interventi al massimo. Cioè sul piano di non avere forse calcolato le reazioni.

Bordin: Io ne ho citato uno solo, quindi figuriamoci.

Pannella: Sì, tu dicevi giustamente. Ma io dico forse altri due o tre. Però, diciamo che Giulia Innocenzi era in un contesto così che ha fatto dire ad altri, a alcuni compagni negli interventi successivi, che si sapeva che spesso può accadere che se si pensa di inserire un virus in altri corpi, poi ci si accorge che è l'altro corpo che si immette nel nostro. Ed è francamente cosa che a proposito di Giulia Innocenzi io mi sento tranquillamente, in proprio, di dire che questa osservazione è a iosa legittimata. Per l'intervento nel suo complesso. Ma infatti, devo dire lo ritenevamo in molti piuttosto scontato e non vale la pena, appunto, di dargli troppo valore. Però fai bene a sottolineare anche questa osservazione, che è stata fatta.

Bordin: Era solo per cercare così degli spunti. Poi passiamo naturalmente ad altro.
Unica riflessione: ma a cosa serve un comitato se non a discutere di posizioni, in quanto tali potenzialmente divergenti, che fanno crescere il movimento attraverso il confronto?
Basta così poco, e cioè la critica al regolamento Beltrandi, per essere considerati un corpo estraneo?
Ritengo, e porto avanti questa posizione, che i Radicali siano all'altezza di un confronto più acceso e ad ampio raggio rispetto agli altri partiti: è questa la nostra ricchezza.
E questo è quanto ho da dare.
P.S. Tutto ciò che è stato trascritto sopra potrebbe essere sovvertito se quell'"in proprio" fosse "improprio", come ha trascritto Radio Radicale. Riascoltandolo, e inserendolo nel contesto, tuttavia, sembra proprio essere "in proprio". Anche perché altrimenti la frase non avrebbe senso.



15 aprile 2010

Vatte a fidà

Vatti a fidare dei giornali...
Questa l'intervista a Bocchino in cui avrebbe detto: "Meglio un Premier gay che leghista":
Klaus Davi: “Faccia un po’ di provocazione, ci deve aiutare. Lei ha detto: un premier leghista no, è improbabile… un premier invece omosessuale del PdL o votato dal popolo – se quand’anche Berlusconi andasse alla presidenza della Repubblica o comunque succedesse qualcosa a Berlusconi, non glielo auguriamo nè io nè lei – sì pero. Giusto?”

Italo Bocchino: “Ma guardi, io ho detto: un premier leghista mi pare assai improbabile, è difficile che un paese possa avere a capo del governo chi rappresenta solo un’area del paese. Il premier omosessuale, voglio dire… non può esserci alcuna discriminazione, io sono contro le discriminazioni dell’orientamento sessuale e quindi per me un omosessuale può fare quello che può fare un eterosessuale in questo paese”.

Klaus Davi: “Quindi ha più probabilità un premier omosessuale del Pdl o votato dalla gente che un premier leghista per un semplice fatto: che il leghismo rappresenta un’area. E’ corretto?”

Italo Bocchino: “Beh, detta così non è proprio uguale… sembra il titolo

Interruzione di Klaus Davi: “Beh, Gasparri ha già detto sì ad un premier gay, non è che stiamo…”

Italo Bocchino: “No, no, ma questo lo so bene…L’ho detto anche io, sì, ma non è che è più probabile rispetto al leghista… Il leghista è improbabile per una ragione…. il leghista è improbabile per una ragione di limite territoriale che ha la Lega. Come può governare l’intero paese chi ne rappresenta solo una parte. Invece il gay che è, diciamo, difficile dal punto di vista del costume e della cultura del paese… ma nel momento in cui ci fosse un candidato che è eletto, non ci trovo nulla di strano”.
Da questo blog ci scusiamo con il suddetto Bocchino e continuiamo a riflettere sul bassissimo livello dei giornali italiani...
E poi si dice la disinformazione.


3 aprile 2010

Chiudi il becco

Jean-Luc Mélenchon, deputato europeo simil comunista, si rivolge a un giovane giornalista praticante in questi termini:
Con me parli di politica, questi argomenti di merda li usi con gente che vuol discutere di merda. [...] Chiudi il becco, adesso voglio parlare io del tuo mestiere malato...». [Non capisco questa aggressività] È lei che è aggressivo, non se ne rende nemmeno conto, con la sua testa bacata
Episodi del genere li conosciamo bene in Italia, sono trasversali a destra e sinistra.
Succedono quando è il politico a voler decidere di cosa parlare.
In questo episodio francese, però, il giornalista non si fa mettere i piedi in testa e denuncia tutto in pubblica piazza (cioè pubblica il video su youtube).
In Italia, ahinoi, siamo vittime di un giornalismo molto più servile, a servizio del più forte.
Che le proteste al Tg1 siano sintomo di un vento di cambiamento?


25 marzo 2010

Vantaggio in potenza

Stasera io sarò a Bologna, e spero ci sarai anche tu, dentro o fuori il Paladozza.
Perché stasera abbiamo la possibilità di dimostrare che possono provarci quanto vogliono a trasmettere solo le informazioni gradite, e a mandare in onda solo i programma amici, ma non possono impedire di organizzarci utilizzando canali alternativi e mobilitando tutti quelli che credono nella libertà di informazione.
Loro hanno sicuramente più mezzi a disposizione, ma noi abbiamo un vantaggio che è destinato a crescere in potenza: la capacità di utilizzare gli ultimissimi strumenti accessibili a tutti.
Questa volta lo abbiamo fatto. Chissà che non sia la prima di innumerevoli volte.
Dovremmo farci sentire più spesso.



12 marzo 2010

Intercettazioni cristalline

Minzolini sulle telefonate per bloccare Annozero e le pressioni del Berluska su Tg1 e Agcom:
Non so di cosa si parla, non ho ricevuto nesssun avviso di garanzia e quale è il reato? Berlusconi mi avrà telefonato due o tre volte, non di più e comunque quanto Casini e gli altri. Siamo alla follia, credo di essere la persona più cristallina del mondo, quello che penso lo dico in tv.
Bisogna vedere chi te le fa dire, quelle cazzate in tv.


3 marzo 2010

Facciamo a chi urla più forte

Vedere la gente che manifesta e si mobilita in 24 ore per difendere la libertà di informazione, che significa preservare il diritto dei cittadini di sapere e mantenere l'azione di controllo su chi detiene i poteri decisionali, è emozionante.
Vedere la gente che fischia a una persona che ha il microfono in mano e il diritto di parola, impedendogli di fatto di parlare, è mortificante.
E' quello che è successo ieri dopo qualche frase pronunciata da Bruno Vespa, intervenuto a sorpresa nella piazza radunata contro la chiusura dei programmi di Bruno Vespa.
Certo, Vespa non sarà un trascinatore di popolo, e non è nemmeno una pecorella smarrita ("se continuate così non ha senso che io stia qui, ho gente che mi aspetta a cena"). Ma ciò non giustifica la piazza a fischiare mentre una persona sta parlando. Il dissenso si può e si deve esprimere. Ma lo si può fare solo se si è capito il messaggio contro cui si dissente.
E' bastato che Vespa ricordasse che "Zapatero e Sarkozy hanno distrutto la tv pubblica", perché i fischi gli piombassero addosso. C'è voluto il Presidente della federazione nazionale della stampa e Giovanni Floris per calmare gli animi (su bambini, fate i bravi, lasciatelo parlare, così andiamo tutti a casa con un bell'8 in condotta).
Preferisco fare mio l'invito di Santoro, pronunciato proprio ieri dal palco: "Io continuerò a difendere il diritto di Bruno Vespa di esprimersi, nonostante lui non difenda il mio".




2 marzo 2010

Presidio per (l'eliminato) presidio

Stasera alle 20 l'appuntamento è a via Teulada 66, davanti alla sede Rai, contro la decisione di fermare i programmi di informazione durante la campagna elettorale.
Un presidio in favore del controllo dell'informazione in democrazia, che non va sospeso mai, figuriamoci nel mese precedente le elezioni.
Chi indagherà in tv del perché Milioni si è allontanato dal tribunale e non è rientrato in tempo per presentare la lista del Pdl a Roma? Chi racconterà dell'illegalità delle firme di Formigoni? Chi aggiungerà che a Padova hanno messo pure i morti a firmare per il Pdl?
Io ci sarò. Spero anche tu.



1 marzo 2010

Hihihi, Annozero non c'è più

Scusate, ma non sono sicura di aver capito.
L'obiettivo è quello di garantire un'informazione il più possibile rappresentativa delle forze in campo presenti alle elezioni regionali, nonché una maggiore quantità di informazioni, visto che il cittadino sarà chiamato a esprimersi, giusto?
Ecco. Se questo è l'obiettivo, non ho capito perché hanno chiuso Annozero, Ballarò, e se vogliamo, anche Porta a Porta.
Figuriamoci se su questo blog non siamo per il rispetto delle regole.
Ma dal rispettarle a eliminare direttamente il soggetto che le dovrebbe rispettare, così da scansare qualunque pericolo di elusione, ce ne passa.
Che ci sia qualcuno che ora sta sghignazzando per il nuovo palinsesto tv?



22 febbraio 2010

Tele unica di unico pensiero

Non molti lo sanno, ma la mia primissima esperienza in tv è stata dal dicembre 2008 al giugno 2009 a Red tv.
Cominciò per caso, lo stesso caso con cui cominciai successivamente Annozero. Ai tempi ero candidata alle primarie dei Giovani Democratici, e al primo confronto fra i quattro candidati, trasmesso proprio da Red tv (ai tempi ancora Nessuno tv) era presente il direttore, o meglio, l'ex direttore, Claudio Caprara. Alla fine dell'incontro mi disse: "Se perderai alle primarie considerati arruolata in un programma a Red tv".
E così fu. Due giorni dopo la sconfitta ricevetti la chiamata del direttore: "Quell'offerta è ancora valida". E così cominciai "Punto G", il mio programma settimanale sulla politica, grazie all'aiuto dei ragazzi di Ops, che preparavano il contributo video iniziale.
Ero totalmente libera di parlare di ciò che volevo, invitare chi preferivo, e gestirmi la puntata come più mi piaceva. Fra i tanti temi: prostituzione, droga, nonviolenza, un mondo senza macchine, staminali, finevita. Totale libertà. Come in libertà scelsi la mia sigla, di cui vi ripropongo sopra il sonoro.
La mia esperienza finì nel giugno 2009.
Quella di Red tv finirà questa settimana.
Dal blog di Mario Adinolfi:
una lezione a chi ci proverà dopo di noi: io, infatti, resto convinto che lo spazio per una televisione di nicchia che parli al popolo delle primarie ci sia. Non credo debba essere una tv di partito, deve essere una tv di area, per questo la scelta del Pd di puntare su YouDem (cioè una tv finanziata direttamente e direttamente controllata, con tutto ciò che questo comporta in termini di libertà editoriale) sia un errore strategico. L'errore, più complessivo che riguarda i dirigenti del Partito democratico (Massimo D'Alema e i suoi seguaci in primis) è che si debba far prevalere sempre l'affidabilità dell'appartenenza alla libertà della competenza, il grigiore dell'esecutore all'intelligenza del fantasista, l'obbedienza al merito. E' un limite, il limite più forte del post-comunismo: il non sapersi veramente e radicalmente mettersi in discussione, avendo una pretesa di verità totalmente disattesa dai fatti. Tutto questo emerge dalla triste fine di Red Tv. Insieme ai guai del dualismo D'Alema-Veltroni, la palla al piede sempiterna dei democratici.
Per carità, da liberale quale sono, il fatto che con i soldi pubblici si finanziassero non una, ma ben due televisioni di partito, come minimo fa sorridere (se non indignare).
Ma se fra queste due quella destinata a chiudere deve essere la più plurale, aperta al dissenso e quindi, in teoria, più in linea con quello che dovrebbe essere un vero partito democratico, beh, significa che ci troviamo di fronte alla solita scelta all'italiana.
Un gran peccato.